La Piana di Giza è sicuramente uno dei luoghi più affascinanti del mondo, sulla quale si è scritto molto e che si sta continuando a studiare. Sembra un luogo eterno, che emana un’energia particolare e che, come pochi altri al mondo, continua a suscitare la curiosità di chi la studia o semplicemente la visita.
Tre piramidi l’una a fianco dell’altra, che seguono probabilmente l’allineamento delle stelle della cintura di Orione, e la Sfinge, accanto, che è orientata secondo la costellazione del leone. Ma gli orientamenti, che sarebbero stati realizzati nel 10450 a.C., e che di per sé sarebbero caratteristiche in grado di far riscrivere la storia antica, e non solo sugli egizi, non sono l’unico mistero che invade la piana; un su cui si dibatte molto riguarda l’imponente piramide di Cheope. Costruita con una quantità di pietrà granitica che sarebbe in grado di costituire un’intera autostrada ad otto corsie passante da costa a costa gli Stati Uniti, è molto più che una piramide. Per meglio capire possiamo citare un antico proverbio arabo, che recita: L’uomo ha paura del tempo, ma il tempo ha paura delle piramidi. La piramide di Cheope rappresenta molto più di ciò che abitualmente conosciamo sulle piramidi; al suo interno non c’è sepolto alcun faraone né nessun altro. Alta 145,76 metri e con un volume che potrebbe contenere l’intera San Pietro e un’altra cattedrale, la piramide di Cheope è un vero e proprio modello in scala della terra. Si trova al centro esatto della massa terrestre, vale a dire nel punto in cui il meridiano ed il parallelo più ampli si incrociano, ha delle analogie incredibili con le dimensioni del nostro pianeta. La sua altezza moltiplicata per un milione è pari alla distanza che intercorre tra terra e sole; il suo peso, è sottomultiplo del peso della terra; la sua temperatura interna è pari alla temperatura media terrestre, e varia al variare del tempo; le sue pareti interne, apparentemente dritte, sono in realtà leggermente convesse, ed il loro raggio di curvatura coincide con quello della curvatura terrestre. Analogie incredibili, ma non sono gli unici grandi misteri che la stessa cela. Infatti essa non sarebbe che un enorme coperchio, celante una torre; lo Zed. A portare avanti questa affascinante teoria ci ha pensato l’ingegnere e ricercatore Mario Pinchele. Per anni studioso della piramide di Cheope, è convinto che questa sia proprio un coperchio a custodia dello Zed; lo stesso faraone Cheope, per Pinchele, non sarebbe mai esistito, ma si tratterebbe di un simbolo, in un certo senso, in quanto il nome stesso del faraone deriverebbe da Cufu, cioè mangiatoia divina, come confermano gli Accadi, popolo di origine semitica che, nel corso della storia, più di tutti estese il proprio dominio unificando l’intera area mesopotamica. A conferma che, comunque, la teoria potrebbe essere giusta ci viene incontro un dato incontrovertibile: nella piramide non è mai stato sepolto nessuno. Esiste tuttavia una stanza, che ha le sembianze di una camera funeraria, ma che non è in alcun modo dipinta, né ha mai posseduto elementi di corredo funebre che venivano posti nella stessa sala a fianco della mummia; l’unico elemento al suo interno è una vasca, vagamente puuò ricordare un sarcofago, ma tale non è. Questo elemento è sicuramente uno dei reperti egizi più incredibili; la pietra è tagliata perfettamente a 90° e le sue dimensioni, pensate, sono coincidenti alla perfezione con quelle dell’Arca dell’Alleanza. Ma questa sala non ci rivela solo questa sorpresa, è matematicamente perfetta e inoltre esistono delle condotte di aria praticate nello spessore delle pareti, le quali lasciano filtrare i raggi solari e che sono allineate con particolari stelle, confermandoci, una volta di più, che questo luogo non era fatto per contenere una mummia, che dovrebbe stare in un luogo non invaso da flussi d’aria. Oltretutto questo locale non farebbe parte della piramide, ma dello stesso Zed; infatti dei carotaggi fatti hanno evidenziato come la stanza non sia assolutamente a contatto con le pareti laterali, ma distaccata, impedendo il contatto tra i due diversi materiali: il granito e il calcare.
In un’altra stanza, molto più inaccessibile, una sorta di sottotetto, invece, granito e calcare sono a contatto diretto, ma incastrati, non murati e c’è di più, in quanto tra le numerose scritte(lasciate anche in epoca recente) vi sono rimasti dei geroglifici degli operai che la costruirono ed uno di essi recita: <>. Una luce in grado di tagliare il granito? Noi conosciamo solo il laser e sappiamo che la sua scoperta è quantomeno recente. Solo suggestioni, o forse chi costruì quella piramide conosceva realmente una sorta di laser? Ci viene subito alla mente l’esempio delle lampade di Dendera e, forse, di una conoscenza tecnologica che un popolo, probabilmente, già conosceva.
Il riferimento sembra esplicito come non mai allo Zed che, infatti, prima degli anni del diluvio universale si sarebbe trovato, seguendo questo filone logico, sopra la piramide a gradoni di Saqqara, che, guarda caso, ha le stesse dimensioni, in sommità, della base dello Zed che sarebbe presente nella piramide di Cheope. A conferma di queste ipotesi c’è sempre Enoch, che nel suo primo libro parla così: <<>>. Incredibilmente questa descrizione riporterebbe così come è la piramide di Cheope, con le sue quattro stanze e quella illuminata in cui si trova il sarcofago vuoto, o vasca. Tutto tornerebbe, ma a cosa servirebbe lo Zed?
Lo Zed, per l’archeologia ufficiale è il simbolo di Osiride e sarebbe, comunque, un simbolo presente già dai tempi precedenti alla civiltà egizia, raffigurando oltretutto la fertilità, il grano, ma preso poi, tra l’altro, come simbolo o porta per il passaggio all’oltretomba. Lo Zed, infatti, indicherebbe la vittoria di Osiride su Seth, la vittoria della vita sulla morte; ecco il perché della sua ricorrenza nei geroglifici di molte tombe.
C’è però da chiedersi perché lo Zed sarebbe stato coperto con un’intera piramide, per di più vuota, ma con una vasca; e allora ci lasciamo con il racconto di uno dei fatti di cronaca avvenuti nella Grande Piramide.
Negli anni novanta una coppia di ricercatori chiese il permesso di fare delle misurazioni all’interno della piramide di Cheope, ed in particolare della sala della vasca. Il permesso fu accordato ed il guardiano che li accompagnò aspettò fuori che avessero finito; dieci minuti dopo i due studiosi uscirono, ma il guardiano si arrabbiò molto con loro perché erano rimasti là dentro per oltre tre ore..I due rimasero sconcertati, sicuri del contrario, ma poi smentiti. Per loro, che erano nella sala, le tre ore erano trascorse come fossero stati dieci minuti. Viene alla mente il proverbio arabo che all’inizio abbiamo citato e viene da chiedersi se non sia vero, se quella sala sia un qualcosa di più come una sorta di porta dimensionale e se, il tempo, veramente, abbia paura delle piramidi, soprattutto di quella di Cheope……Fino ad ora sono solo suggestioni, anche se affascinanti, che non fanno altro che arricchire di mistero e fascino questo luogo straordinariamente eterno.
La Piana di Giza è sicuramente uno dei luoghi più affascinanti del mondo, sulla quale si è scritto molto e che si sta continuando a studiare. Sembra un luogo eterno, che emana un’energia particolare e che, come pochi altri al mondo, continua a suscitare la curiosità di chi la studia o semplicemente la visita.
Tre piramidi l’una a fianco dell’altra, che seguono probabilmente l’allineamento delle stelle della cintura di Orione, e la Sfinge, accanto, che è orientata secondo la costellazione del leone. Ma gli orientamenti, che sarebbero stati realizzati nel 10450 a.C., e che di per sé sarebbero caratteristiche in grado di far riscrivere la storia antica, e non solo sugli egizi, non sono l’unico mistero che invade la piana; un su cui si dibatte molto riguarda l’imponente piramide di Cheope. Costruita con una quantità di pietrà granitica che sarebbe in grado di costituire un’intera autostrada ad otto corsie passante da costa a costa gli Stati Uniti, è molto più che una piramide. Per meglio capire possiamo citare un antico proverbio arabo, che recita: L’uomo ha paura del tempo, ma il tempo ha paura delle piramidi. La piramide di Cheope rappresenta molto più di ciò che abitualmente conosciamo sulle piramidi; al suo interno non c’è sepolto alcun faraone né nessun altro. Alta 145,76 metri e con un volume che potrebbe contenere l’intera San Pietro e un’altra cattedrale, la piramide di Cheope è un vero e proprio modello in scala della terra. Si trova al centro esatto della massa terrestre, vale a dire nel punto in cui il meridiano ed il parallelo più ampli si incrociano, ha delle analogie incredibili con le dimensioni del nostro pianeta. La sua altezza moltiplicata per un milione è pari alla distanza che intercorre tra terra e sole; il suo peso, è sottomultiplo del peso della terra; la sua temperatura interna è pari alla temperatura media terrestre, e varia al variare del tempo; le sue pareti interne, apparentemente dritte, sono in realtà leggermente convesse, ed il loro raggio di curvatura coincide con quello della curvatura terrestre. Analogie incredibili, ma non sono gli unici grandi misteri che la stessa cela. Infatti essa non sarebbe che un enorme coperchio, celante una torre; lo Zed. A portare avanti questa affascinante teoria ci ha pensato l’ingegnere e ricercatore Mario Pinchele. Per anni studioso della piramide di Cheope, è convinto che questa sia proprio un coperchio a custodia dello Zed; lo stesso faraone Cheope, per Pinchele, non sarebbe mai esistito, ma si tratterebbe di un simbolo, in un certo senso, in quanto il nome stesso del faraone deriverebbe da Cufu, cioè mangiatoia divina, come confermano gli Accadi, popolo di origine semitica che, nel corso della storia, più di tutti estese il proprio dominio unificando l’intera area mesopotamica. A conferma che, comunque, la teoria potrebbe essere giusta ci viene incontro un dato incontrovertibile: nella piramide non è mai stato sepolto nessuno. Esiste tuttavia una stanza, che ha le sembianze di una camera funeraria, ma che non è in alcun modo dipinta, né ha mai posseduto elementi di corredo funebre che venivano posti nella stessa sala a fianco della mummia; l’unico elemento al suo interno è una vasca, vagamente puuò ricordare un sarcofago, ma tale non è. Questo elemento è sicuramente uno dei reperti egizi più incredibili; la pietra è tagliata perfettamente a 90° e le sue dimensioni, pensate, sono coincidenti alla perfezione con quelle dell’Arca dell’Alleanza. Ma questa sala non ci rivela solo questa sorpresa, è matematicamente perfetta e inoltre esistono delle condotte di aria praticate nello spessore delle pareti, le quali lasciano filtrare i raggi solari e che sono allineate con particolari stelle, confermandoci, una volta di più, che questo luogo non era fatto per contenere una mummia, che dovrebbe stare in un luogo non invaso da flussi d’aria. Oltretutto questo locale non farebbe parte della piramide, ma dello stesso Zed; infatti dei carotaggi fatti hanno evidenziato come la stanza non sia assolutamente a contatto con le pareti laterali, ma distaccata, impedendo il contatto tra i due diversi materiali: il granito e il calcare.
In un’altra stanza, molto più inaccessibile, una sorta di sottotetto, invece, granito e calcare sono a contatto diretto, ma incastrati, non murati e c’è di più, in quanto tra le numerose scritte(lasciate anche in epoca recente) vi sono rimasti dei geroglifici degli operai che la costruirono ed uno di essi recita: <>. Una luce in grado di tagliare il granito? Noi conosciamo solo il laser e sappiamo che la sua scoperta è quantomeno recente. Solo suggestioni, o forse chi costruì quella piramide conosceva realmente una sorta di laser? Ci viene subito alla mente l’esempio delle lampade di Dendera e, forse, di una conoscenza tecnologica che un popolo, probabilmente, già conosceva.
Il riferimento sembra esplicito come non mai allo Zed che, infatti, prima degli anni del diluvio universale si sarebbe trovato, seguendo questo filone logico, sopra la piramide a gradoni di Saqqara, che, guarda caso, ha le stesse dimensioni, in sommità, della base dello Zed che sarebbe presente nella piramide di Cheope. A conferma di queste ipotesi c’è sempre Enoch, che nel suo primo libro parla così: <<>>. Incredibilmente questa descrizione riporterebbe così come è la piramide di Cheope, con le sue quattro stanze e quella illuminata in cui si trova il sarcofago vuoto, o vasca. Tutto tornerebbe, ma a cosa servirebbe lo Zed?
Lo Zed, per l’archeologia ufficiale è il simbolo di Osiride e sarebbe, comunque, un simbolo presente già dai tempi precedenti alla civiltà egizia, raffigurando oltretutto la fertilità, il grano, ma preso poi, tra l’altro, come simbolo o porta per il passaggio all’oltretomba. Lo Zed, infatti, indicherebbe la vittoria di Osiride su Seth, la vittoria della vita sulla morte; ecco il perché della sua ricorrenza nei geroglifici di molte tombe.
C’è però da chiedersi perché lo Zed sarebbe stato coperto con un’intera piramide, per di più vuota, ma con una vasca; e allora ci lasciamo con il racconto di uno dei fatti di cronaca avvenuti nella Grande Piramide.
Negli anni novanta una coppia di ricercatori chiese il permesso di fare delle misurazioni all’interno della piramide di Cheope, ed in particolare della sala della vasca. Il permesso fu accordato ed il guardiano che li accompagnò aspettò fuori che avessero finito; dieci minuti dopo i due studiosi uscirono, ma il guardiano si arrabbiò molto con loro perché erano rimasti là dentro per oltre tre ore..I due rimasero sconcertati, sicuri del contrario, ma poi smentiti. Per loro, che erano nella sala, le tre ore erano trascorse come fossero stati dieci minuti. Viene alla mente il proverbio arabo che all’inizio abbiamo citato e viene da chiedersi se non sia vero, se quella sala sia un qualcosa di più come una sorta di porta dimensionale e se, il tempo, veramente, abbia paura delle piramidi, soprattutto di quella di Cheope……Fino ad ora sono solo suggestioni, anche se affascinanti, che non fanno altro che arricchire di mistero e fascino questo luogo straordinariamente eterno.
Riproduzione Riservata ®