La crisi economica del nostro paese non incide solo sugli stipendi, sempre più bassi, ma anche sulla salute degli italiani. Il Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute dedicato allo stato di benessere e qualità dell’assistenza nelle regioni italiane, presentato a Roma, al policlinico Agostino Gemelli, espone un inquietante resoconto sulle condizioni dei nostri connazionali: sempre più stressati, costretti a risparmiare ormai praticamente su tutto a causa delle restrizioni finanziare degli ultimi tempi, gli italiani rinuciano soprattutto allo sport e ad un’alimentazione sana, in altre parole alle azioni preventive di base. Il consumo di frutta e verdura che per alcune famiglie diventa un caso eccezionale, è diminuito notevolmente dal 5,7%, dato stabile dal 2008 al 4,8%.
Si dice addio alla tanto “cara” dieta mediterranea, per far spazio a cibi meno sani, forse più economici, come quelli dei fast food, dai prezzi sempre più competitivi. Ma intanto aumenta il numero degli italiani con problemi di peso, nel 2010 oltre un terzo della popolazione adulta (35,6%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (10,3%). Aumenta la consapevolezza dei rischi provocati da alcune sostanze come fumo e alcol, ma gli italiani non smettono comunque di farne uso, purtroppo anche la fascia di popolazione più giovane, come quella dei ragazzi fra gli 11 e i 18 anni. La percentuale dei consumatori a rischio è pari al 25% degli uomini e al 7,3% delle donne. Di conseguenza aumenta anche la mortalità per malattie ischemiche del cuore e cancro.
Non c’è più il tempo né la voglia di dedicarsi a se stessi a lungo termine. Meglio cercare delle soluzioni più rapide ai piccoli disturbi che si presentano quotidianamente. L’uomo dei nostri tempi deve essere sempre produttivo, attento al portafoglio e in grado di risolvere istantaneamente qualsiasi problema, quindi non può permettersi il lusso di ammalarsi, non solo fisicamente, o di lasciarsi troppo andare. Per questi motivi, aumenta vertiginosamente il consumo di farmaci antidepressivi cresciuto di oltre quattro volte in una decade (da 8,18 dosi giornaliere per 1000 abitanti nel 2000 a 35,72 nel 2010). Le preoccupazioni e l’incertezza per il futuro sono ormai fattori entrati a far parte della nostra vita, con i quali siamo tristemente “abituati” a convivere.
Gli studi dell’Osservatorio Nazionale sulla salute ci dimostrano quindi come può essere forte l’impatto di una crisi finanziaria, sulla salute di un’intera popolazione. In particolare il pesante carico psicologico dovuto al disagio economico, unito all’abuso di alcol e droghe, ha contribuito all’aumento dei suicidi, nonostante l’Italia si collochi ancora tra i Paesi europei a minore rischio di suicidio.
Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia, è preoccupato anche per la qualità dei servizi sanitari, subito dopo i tagli in ambito di politica sanitaria: “Le ultime manovre economiche realizzate in Italia in risposta alla tempesta finanziaria hanno portato al ridimensionamento dei livelli di finanziamento dell’assistenza sanitaria già dal 2012; all’introduzione di ulteriori ticket; a tagli drastici nei trasferimenti alle Regioni e alle municipalità dei fondi su disabilità e infanzia”. Aggiunge poi che “I tagli non riducono l’inappropriatezza di molti interventi sanitari, quindi gli sprechi, né migliorano la qualità delle cure, anzi appesantiscono ancor più le liste di attesa. L’effetto dei tagli ai servizi e ai farmaci ha portato a una diminuzione del 3,5% della spesa pubblica per i farmaci, determinando però un incremento della spesa privata per i soli farmaci del 10,7%. E nel futuro sarà sempre peggio: è infatti stimato in 17 miliardi di euro nel 2015 il gap cumulato totale tra le risorse necessarie per coprire i bisogni sanitari dei cittadini e i soldi pubblici che presumibilmente il Ssn avrà a disposizione”.
Anna Panarella
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