Il pagamento dell’Imu, tassa sulla casa reintrodotta dal governo Monti, intimorisce i contribuenti italiani. Confartigianato Como ha reso pubblici dei dati secondo cui l’Imu crescerà nelle diverse città italiane per avere un gettito paragonabile all’ex Ici, perché ciò che i contribuenti pagano con l’Imu per il 50% andrà allo Stato e per l’altro 50% nelle casse dei Comuni.
Il meccanismo di calcolo dell’imposta rispetto al passato appare estremamente più gravoso. Gli aumenti dell’Imu rispetto alla vecchia Ici sono legati essenzialmente all’incidenza delle aliquote che il governo ha fissato allo 0,4%, per le prime case, e in una forchetta compresa tra lo 0,76% e l’1,06% per le seconde case e gli altri immobili. Se a Luglio, dopo la prima rata, il gettito sarà inferiore alle attese, il governo si è ritagliato la possibilità di rivedere l’imposta.
Si parla di una “super Imu” per le case sfitte e l’idea è nata più che altro dai sindaci. Piuttosto che rivedere le aliquote sulle prime case, è meglio andare a rastrellare i fondi necessari dalle seconde o meglio ancora dai possessori degli immobili che lasciano gli appartamenti vuoti. I dati raccolti dall’Associazione dei Comuni mediante la compilazione di questionari inviati ai sindaci, lascia intendere che si tratta di un’ipotesi tutt’altro che remota: le stime dell’esecutivo prevedono una raccolta pari a circa 21 miliardi di euro (dei quali 10 sarebbero destinati ai Comuni e 11 all’Erario) mentre i Comuni sono decisamente più cauti.
Tutto questo mentre Maroni indice scioperi fiscali, e Monti afferma che il governo non si diverte con le tasse: l’Imu c’è perché non andava abolita l’Ici. “Tutti invocano la riduzione delle tasse – ha detto, sottolineando che la pressione fiscale è responsabilità di scelte sbagliate del passato”
Giusy De Angelis
Riproduzione Riservata ®