Non credo che il 14 dicembre sia la data di inzio della fine per Silvio Berlusconi, anzi! Mi guardo da tempo intorno e non intravvedo nessuna alternativa al Cavaliere se non una abbozzata armata di peones dai variegati interessi personali che hanno paura di quello che potrebbe veramente accadere nel Paese se cadesse il governo.
Manca al momento un’alternativa a Silvio Berlusconi: non esiste un leader antitetico, nessuno potere economico né tantomeno la Chiesa sosterebbe un’altra squadra e un’altra soluzione. “I poteri stanno tutti alla finestra e aspettano, il centrosinistra del Pd non è pronto e il centrismo di Fini e Casini non appare convincente”, sintetizza per il Foglio il professor Angelo Panebianco.
Scrive Panebianco sul Corriere: “Non mi sembra ci sia un crollo di regime alle viste. Assistiamo a un indebolimento consistente del Pdl e di Berlusconi, ma non esiste un’alternativa e dunque non mi pare che l’attuale sistema possa crollare. La situazione vede i poteri alla finestra, in attesa. E i partiti di opposizione quasi ininfluenti: il Pd non funziona, non si è mai visto un partito di opposizione che non riesca a trarre vantaggi dal logoramento del partito di governo. Il cosiddetto terzo polo? Appare soprattutto una costruzione mediatica. Mi chiedo come faranno a stare insieme Fini e Casini quando si dovrà parlare, per esempio, di temi etici”.
Anche gli scenari futuri prevedono propaggini di Berlusconi.
Governo Letta, governo Tremonti, Berlusconi bis. Anche l’ultimissima ipotesi, di cui ha scritto ieri Repubblica, è la realizzazione di una nuova architettura berlusconiana: il Cavaliere dimissionario, Angelino Alfano premier, Berlusconi che si accontenta del rango di semplice ministro e di nume tutelare – Lord protettore – del governo.
“La deberlusconizzazione è complicatissima e non ci siamo per niente vicini”, dice Antonio Padellaro, il direttore del Fatto quotidiano. “Per abbatterlo ci vorrebbe una grande convergenza di poteri e di partiti, che non c’è. Il Vaticano? Mi sembra che faccia tutto tranne che una crociata contro Berlusconi. Avrebbero potuto ‘scomunicarlo’ per le faccende della sua vita privata, colpirlo sul serio, e invece si sono limitati a uno scappellotto. Qualcuno, come monsignor Rino Fisichella, lo ha persino difeso. La Confindustria? Sta con un piede di qua e uno di là. La confederazione degli industriali è più attenta a ottenere concessioni qui e ora che a disegnare scenari per il futuro del paese. I partiti di opposizione? Non sono in grado di esprimere un leader competitivo. La speranza è che si sveglino. Bersani è uno bravo e quadrato. Ma dovrebbero individuare un leader esterno, come fu Prodi, uno capace di unirli tutti in un grande Cln che si presenti alle elezioni contro il Cavaliere.”
Il premier appare a tutti indebolito, fiaccato “ma fortunato perché senza veri avversari”, dice il direttore di Europa, Stefano Menichini. “L’alternativa non esiste e tutti, da Bersani a Fini, stanno giocando di rimessa, secondo un’agenda che non è la loro. Eppure non bisogna sottovalutare quanto potrebbe accadere il 14 dicembre prossimo”, aggiunge Menichini. “Forse il Cavaliere non sarà sostituito da un sistema alternativo, ma si potrebbe assistere alla lesione del suo potere autocratico. Un Berlusconi senza numeri in Parlamento, costretto a scendere a patti con alcuni propri avversari, è un Berlusconi che si avvia al tramonto. Essere costretto a spartire il potere, per lui, l’unto del signore, lui che si rappresenta come l’incarnazione stessa del potere, è uno sfregio letale. L’uomo che volle farsi re si scopre umano. Quindi imperfetto e battibile”.
Ma questa non è la fine e probabilmente nemmeno ancora l’inizio.
Branca Vincenzo
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