Come avevamo previsto gli uomini del pulcinella di Montecitorio hanno aiutato il Cavaliere a buttare giù dal piedistallo di cartone degli statisti, il sempre più cartonato Gianfranco Fini.
Ancora una volta Gianfry ha dimostrato di essere un “mesteriante” della politica, un inciucio vivente come non si era visto neppure nella Prima Repubblica. Ora il presidente della Camera ha paura. Ora teme che persino Bocchino potrebbe prendere il suo posto, teme di essere abbandonato dai suoi piccoli graduati di truppa, gli resta solo una arroganza senza sbocco e un bocchino dimezzato.
Eppure doveva sapere che quando il Cavaliere è attaccato diventa un leone, a lui non interessano le giostre del palazzo i minuetti delle coorti degli adulatori,ma se un avversario tenta di sferrargli il colpo di grazia, allora il felino che è in lui si risveglia. È successo anche stavolta e quella che per Fini e l’allegra brigata della Restaurazione doveva essere poco più di una pratica da archiviare in poco tempo si è trasformata in un delirante epilogo.
Berlusconi aveva già in mente un piano per andare al voto e provare ad asfaltare gli avversari, ma siccome è un
combattente, ha deciso di mettercela tutta per assestare subito un colpo da ko a Fini.
Ora gli scenari che si presentano sono essenzialmente tre, il primo prevede lo sfarinamento del terzo polo e l’apertura per portare l’Udc nel centrodestra; il secondo vede Fli assottigliarsi con un rientro nei ranghi di deputati e senatori finiani nel Pdl e il governo torna all’autosufficienza; in ultimo ogni mediazione, accordo o allargamento della
maggioranza non riesce, salta la diga istituzionale e, ancora una volta, l’epilogo è quello delle elezioni anticipate.
Sono certo che Berlusconi ha valutato benissimo questo scenario. Qualunque cosa accada, il Cavaliere ha già capito che ogni strada che allontana il suo nome dalla guida di Palazzo Chigi conduce automaticamente alla campagna elettorale, cioè il suo naturale terreno di conquista. Bastava osservare Umberto Bossi per capire che la coppia ha già il coniglietto nel cilindro. Fini ha commesso un imperdonabile errore, ha sottovalutato – ancora una volta e dopo tanti anni di coabitazione – la capacità di reazione di Berlusconi, il suo istinto di sopravvivenza. È il finale di una brutta storia che comunque si chiude non farà bene all’Italia, ma potrebbe aprire finalmente gli occhi e la testa agli italiani.
Branca Vincenzo
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