“Unità e solidarietà, questo ci occorre per superare tutte le emergenze e le prove, come ci dicono i nostri 150 anni di storia”.
Quando il Presidente Giorgio Napolitano da il benvenuto ai suoi ospiti al ricevimento per l’anniversario della nascita della Repubblica, la famosa festa nei giardini del Quirinale, tutti hanno la consapevolezza che il ricevimento sarà sobrio, e tutti sanno già che il suo pensiero, indirizzato agli italiani attraverso un videomessaggio, è rivolto alla popolazione colpita dal terremoto in Emilia. Alla quale garantisce “l’impegno dello Stato e la solidarietà nazionale, per assistere chi soffre e per far partire la ricostruzione”.
Il Capo dello Stato esprime il “profondo dolore” e “l’angoscia” per le vite spezzate, per chi ha perduto la propria casa, per gli operai che nel crollo dei capannoni “hanno perduto la vita e certezze di lavoro”. E lega profondamente quegli italiani colpiti dal terremoto, “in Emilia e altrove”, con altri italiani.
Con quegli italiani che in numerose missioni militari “hanno sacrificato la vita o riportato gravi ferite». Perché “è giusto onorare il contributo che anche dai militari viene dato alla nostra sicurezza e, in ogni emergenza, al soccorso civile”.
Non lo dice, il Presidente della Repubblica, ma la sua è una risposta diretta a quanti, a cominciare da Italia dei Valori, Lega, grillini e per finire con i cittadini che hanno detto la loro via web, avrebbero voluto veder cancellata la sfilata per la Festa della Repubblica. Che invece, “anche se con animo turbato” da quella tragedia per l’intera collettività che è il sisma in Emilia, occorre celebrare, e “celebrare concordemente”, per “trarne forza, per costruire un’Italia migliore”.
Non è stato triste il ricevimento di quest’anno ai giardini del Quirinale, l’ultimo del settennato di Napolitano e il primo di Mario Monti, sobrio e cortese anche quando dice ai giornalisti “mica posso rispondervi tutti i giorni”, e circondato dal suo governo quasi al gran completo. Ma segnato nelle conversazioni dai rischi che l’euro sta correndo, dagli echi dell’allarme lanciato solo ieri dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, anch’egli presente col Direttore Generale Saccomanni. E non a caso per la prima volta il Capo dello Stato, con al fianco Fini e Schifani, decide, in maniera inusuale, di tenere un discorso agli invitati, ed è il richiamo, per l’ennesima volta, alla coesione nazionale.
“Questo ricevimento è sempre stato un segnale importante di coesione nazionale” dice ricordando la sua vera prima volta al Quirinale “quando, giovane deputato eletto nel 1953, l’anno successivo fui invitato a questo ricevimento”, e naturalmente gli rimase impressa “l’immagine del Presidente Einaudi, cui facevano corona proprio qui gli esponenti delle maggiori opposte forze politiche”. Quest’ anno, però, manca nuovamente Berlusconi, presenti solo Alfano e Gianni Letta. Mancano ancora Bossi, Maroni e Di Pietro. Politici defilati, campeggia Casini, ci sono Veltroni e D’Alema ma non è potuto venire Bersani. Il Presidente dedica anche il ricevimento ai terremotati dell’Emilia.
La sobrietà si nota dall’ingresso, gli invitati entrano dal portone laterale, quello che usano personale e staffieri. E viene proposto loro di versare un contributo per i terremotati.
Pietro Giarda, al suo passaggio, esprime un rimpianto, “potevamo far pagare l’ingresso, mandare agli invitati una mail per sollecitarli a portare i contanti”, mille euro a detta del Ministro sarebbero stati una cifra equa. “Sì, ma sarebbe stato difficile controllare l’evasione…”, risponde con spirito il Presidente della Repubblica. Prontissima, come al solito, la signora Clio, “e si sa che ora non si possono prelevare così tanti contanti…”.
Il Presidente sorride, ma che sia un anno speciale lo si capisce anche dal buffet allestito in microscopiche tartine, panini infinitesimali, mousse al microcucchiaino con i prodotti dell’associazione Libera di don Ciotti. Un ricevimento di “modesta accoglienza per i nostri ospiti”, lo ha definito Napolitano.
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