Era ciò che tutti desideravano ed il fatto che la ritrovata libertà in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sia coincisa con la Festa della Repubblica ha avuto per loro un sapore ancora più forte. A salutare così la scarcerazione dei due marò, a Kochi, è stato il Premier Mario Monti. “Un obiettivo importante della nostra azione è stato raggiunto – ha detto Monti –. Ma la conclusione finale che vogliamo, per la quale abbiamo lavorato fin dal primo giorno con determinazione nei confronti delle autorità indiane di ogni livello è il ritorno in Italia dei nostri militari”. Dopo aver atteso per l’intero giorno, il beneficio è scattato ieri sera e così i due militari, hanno messo fine a 104 giorni trascorsi in varie forme di carcerazione ed anche l’udienza in cui la ‘session court’ di Kollam ha fissato per il 18 giugno il primo capitolo del processo che li coinvolge per la morte di due pescatori indiani. Per la prima volta, i due hanno svestito le uniformi a cui sono attaccati e che hanno indossato scrupolosamente ogni giorno per ribadire il loro status di funzionari dello Stato italiano, adottando una tenuta semplice di jeans e t-shirt con cui hanno varcato la soglia dell’Hotel Trident di Kochi, sorridendo, congiungendo le mani e salutando il personale indiano che li accoglieva con un vibrante ‘Namaste!’. Non hanno rilasciato dichiarazioni, attenendosi all’invito alla prudenza della delegazione italiana, ed hanno subito abbandonato la hall dell’albergo. Da oggi la loro vita recupererà una parvenza di normalità, anche se fra le condizioni poste per il beneficio della libertà dietro cauzione (quasi 290mila euro, garantiti dalle proprietà di due cittadini keralesi) c’é quella di non allontanarsi oltre la zona di competenza del Commissariato di Kochi. Un’area che dovrà comunque sembrargli enorme se paragonata con i pochi metri in cui dovevano muoversi nelle guest-house di Kochi e Kollam e nel carcere di Trivandrum, dove hanno risieduto dal 19 febbraio.
Teso a causa del passaggio dei marò davanti al giudice e delle esigenze della burocrazia indiana per la concessione del ‘bail’ , il console generale a Mumbai, Giampaolo Cutillo, si è abbandonato dopo l’ingresso di Latorre e Girone in albergo ad un sorriso stanco ma soddisfatto che voleva dire “Missione compiuta!”. Serviranno adesso alcuni giorni per riordinare le idee in vista del futuro processuale che per ora, ha detto all’ANSA l’avvocato Rajendran Nair, “si basa su un ‘chargesheet’ (dossier accusatorio) che noi smonteremo perché contiene accuse, come quella di omicidio volontario, che non stanno né in cielo né in terra”. Lo stesso legale ha provato a convincere il giudice P.D. Rajan a non fissare immediatamente la prima udienza del processo di primo grado, visto che la Corte Suprema a New Delhi si accinge a discutere (il 26 luglio) una petizione italiana che sostiene l’incostituzionalità di tutto l’operato della polizia e della magistratura del Kerala. Ma il giudice ha disposto ugualmente l’apertura del dibattimento processuale che secondo lui può svolgersi perché riguarda la necessità di stabilire fatti e circostanze dell’incidente in mare del 15 febbraio, e non tocca questioni di principio di competenza dei giudici della Corte Suprema.
Riproduzione Riservata ®