Vi sarà sicuramente capitato vagando per le strade della vostra città d’imbattervi in strani giovani che sembrano essere piombati nel nostro decennio direttamente dopo un giro in centrifuga mescolando anni settanta, ottanta e novanta: occhialoni da vista spessi e neri, kefiah al collo dei colori più improbabili, scarpe basse, preferibilemente All stars, jeans attillatissimi, capelli decolorati per le donne ed immancabili baffi e barba per gli uomini, camicione a quadri e maglie con rigorose scritte colorate, eventuali cappellini e cardigans aderenti. Per darvi un’idea fisica di ciò di cui stiamo parlando ci sovviene la serie animata di Mtv, Daria ed i personaggi che la popolavano perfetto simbolo di questa generazione sia nel look che nelle propensioni. Beh, queste anime variopinte sono definite Hipster, fate ben attenzione perchè un conto è saperlo ed imparare a riconoscerli , altra storia è appellarli in questo modo a quattrocchi, la prima legge dell’ hipster è: “Non pensare di esserlo” .
Anche oggi non avremo l’intervento dello scienziato di turno ma per spiegarvi cosa significhi questo termine e cosa rappresenti esattamente ci avvaliamo della cultura storico-popolare. Il termine nasce negli anni quaranta negli Stati Uniti definendo una classe medio alta appassionata di jazz che, negli atteggiamenti, si rifaceva ai jazzisti afroamericani emulandone lo stile; questo primo passaggio è indicativo di come il genere urbano pare sin dall’inizio segnato non certo da una nota di originalità, il termine è stato poi ripreso negli anni novanta arrivando ai giorni nostri ed iniziando a riferirsi ai portatori del look precendetemente descritto. Tenuto conto che un hipster non è solo uno spaventapasseri, proviamo a comprendere quali fattori umani ne compongano il quadro generale.
La classe sociale di riferimento pare essere quella medio alta: studenti o lavoratori impegnati nel campo dell’arte e della comunicazione, amanti della semplicità, dei giri in bicicletta, del cibo vegetariano, delle vecchie generazioni raccogliendone abiti e monili, emozionati a cospetto dell’armadio della mamma o meglio ancora della nonna, disillusi nei confronti di politica ed attualità ma forti conoscitori di tendenze, mode e musica assolutamente underground e qui arriviamo ad uno dei capisaldi di questa generazione; gli hipster sono contro il mainstream, si , lo sappiamo, a questo punto siamo obbligati anche a raccontarvi cosa significhi questo strano termine, perchè codesti giovanotti hanno un debole dovuto nei confronti della lingua inglese ma a noi resta qualche dubbio. Mainstream è tutto ciò che fa parte di una corrente principale, del pensiero unico , della moda diffusa e comune, in senso spregiativo il mainstream è sinonimo di bassa levatura, di mediocrità.
Ora, però un pensiero nasce in me, se gli hipster sono così dichiaratamente anti mainstream, allora perchè sembrano sbucati fuori tutti dalla stessa formina per dolci? Forse perchè una delle loro prelibatezze preferite è il muffin? Perchè nelle loro enormi cuffie collegate all’ ipod di ultima generazione rimbomba l’ultimo lp dei Sigur ròs, gruppo bandiera del movimento e perchè continuano a battezzarli come indie (se cliccate sul link della parolina precendete capirete ancor meglio a cosa ci riferiamo) quando la stessa band dal 2005 è legata ad una delle maggiori etichette in circolazione, la Emi? Questi ed altri dubbi riempiranno le nostre notti arrovellandoci il cervello sul perchè tutto quanto ciò di antisociale poi finisca sempre per divenire meno alternativo dell’essere poco alternativi; per ora chiediamo scusa a tutti loro per non avere pubblicato questo articolo con il font che tanto amano: l’ Helvetica ma ci sembrava troppo mainstream!
Fiorella Quarto
Riproduzione Riservata ®