E’ accaduto che il quotidiano diretto da Antonio Padellaro ha pubblicato un’inchiesta dal titolo “I misteri del Quirinale. Indagine sulla trattativa Stato-mafia“, in cui tra l’altro si parla di una telefonata dell’ex Ministro Nicola Mancino al Quirinale, confermata dal consigliere giuridico di Giorgio Napolitano Loris D’Ambrosio, che però non fornisce alcuna informazione sui contenuti di quel colloquio (“E’ vero, mi ha chiamato. Ma qual che ha fatto il Presidente e’ top secret”).
In quella telefonata, Mancino – scrive il Fatto – avrebbe chiesto aiuto al Quirinale dopo essersi lamentato delle indagini dei Pubblici Ministeri di Palermo. Così intorno al caso, si sono creati sospetti e, appunto ‘misteri’, messi nero su bianco dal quotidiano di Antonio Padellaro. Proprio il titolone in prima pagina, “I misteri del Quirinale“, ha fatto infuriare il Quirinale che ha scelto cosi di diffondere “l’unico atto formale” esistente sul caso.
Cioè una lettera del Segretario Generale della presidenza della Repubblica, Donato Marra, al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione. Intanto nella polemica si e’ inserito Maurizio Gasparri domandando a che titolo Nicola Mancino abbia chiesto sostegno per sé e per Scalfaro alla presidenza della Repubblica, e appellandosi a Napolitano affinché venga fatta chiarezza una volta per tutte. Con la nota del Quirinale si fa rendere pubblica la lettera di Marra che e’ del 4 aprile scorso. Nella lettera si scrive che “Mancino si duole del fatto che non siano state fin qui adottate forme di coordinamento delle attività svolte da più uffici giudiziari sulla cosiddetta trattativa“.
“Risulta dunque evidente – si puntualizza nella missiva di Marra – che il Presidente Napolitano ha semplicemente – secondo le sue responsabilità e nei limiti delle sue prerogative – richiamato l’attenzione di un suo alto interlocutore istituzionale su esigenze di coordinamento di diverse iniziative in corso presso varie Procure: esigenze da lui stesso espresse nel tempo, anche in interventi pubblici svolti al Csm per ‘evitare l’insorgere di contrasti ed assicurarne il sollecito superamento’, proprio ed esclusivamente al fine di pervenire tempestivamente all’accertamento della verità su questioni rilevanti, nel caso specifico ai fini della lotta contro la mafia e di un’obbiettiva ricostruzione della condotta effettivamente tenuta, in tale ambito, da qualsiasi rappresentante dello Stato”.
Una richiesta di coordinamento tra più Procure che il capo dello Stato, si ricorda al Colle, ha già avanzato nel passato in almeno tre occasioni pubbliche, al Csm già nel giugno 2009; quindi il 14 febbraio 2012 e lo scorso aprile.
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