Silvio Berlusconi si spinge per la prima volta pubblicamente dove nessun leader di governo dell’Europa continentale ha mai osato. Si iscrive, l’ex Premier, in quella famiglia di euroscettici pronti a cavalcare la crisi della moneta unica alla vigilia dell’importantissimo summit UE di fine mese, quando a Bruxelles Mario Monti tenterà di superare le rigidità tedesca ed evitare una crisi definitiva.
Doppio binario, quello di Berlusconi: un colpo alla moneta unica, ma anche il via libera al ddl lavoro. Con una postilla, ribadita negli incontri tenuti tra ieri e oggi: osserviamo cosa accade il 28 a Bruxelles, vediamo i risultati del governo e poi decideremo come comportarci. E’ un partito ormai allo sbando, quello che accoglie con un mix di sconcerto ed euforia le parole dell’ex Presidente del Consiglio. L’ala dura guarda con attenzione alla posizione “grillina” ed euroscettica di Berlusconi. E già sogna uno sganciamento dal governo Monti, una campagna elettorale lunghissima e tutta in opposizione. In fondo, è quello che teorizza da tempo una fidata consigliera di Berlusconi come Daniela Santanché. E poi c’è l’ala morbida, quella che fa capo ad Angelino Alfano.
Quella che non più di tre giorni fa aveva messo nero su bianco con una serie di comunicati stampa l’irrinunciabilità dell’euro. Oggi l’uscita del Cavaliere li ha ridotti a un imbarazzato silenzio. Fra loro c’è chi pensa a un Monti bis, magari con innesti politici nell’esecutivo, certo non vede alternative all’attuale Presidente del Consiglio. Naturalmente il ritorno di Berlusconi in prima linea rende la partita del segretario ancora più complessa. Ma in realtà l’interpretazione migliore della situazione è quella di sempre, è il doppio registro di Berlusconi che spiazza ciclicamente falchi o colombe. In attesa dell’esito del vertice UE del 28 giugno. “Berlusconi non parla”, giuravano dal suo entourage prima che l’ex Premier presenziasse alla presentazione di un libro, questo pomeriggio alla Camera. E invece ha parlato, scagliandosi contro l’euro e la Germania, ventilando l’uscita di Berlino o di Roma dalla moneta unica senza un’incisiva riforma del ruolo della Bce.
“Via dall’euro? Non sarebbe una bestemmia”, tuona Berlusconi. Una stoccata arrivata nei minuti in cui al Senato l’Aula votava l’arresto di Luigi Lusi. Mostrando palesemente tutte le difficoltà del Popolo della libertà. Perché la scelta di non partecipare al voto sull’arresto del Senatore della Margherita è stata il risultato dell’impasse venuta fuori già ieri nella riunione del gruppo di Palazzo Madama. Figlia della mediazione fra la linea del segretario – favorevole al voto palese – e quella di gran parte dei Senatori, pronti a reclamare lo scrutinio segreto. Alla fine il Pdl non prende parte al voto, per la prima volta indebolendo la linea tradizionalmente garantista. Per non parlare della riunione del gruppo della Camera, in programma stasera. Convocata per sciogliere il nodo del ddl lavoro, il summit è diventato di fatto ininfluente grazie al vertice del pomeriggio tra Berlusconi e lo stato maggiore del partito. La posizione stabilita, tra l’altro, è stata bruciata da una dichiarazione fuori tempo dello stesso Berlusconi. E così in serata il vertice del partito decide di annullare l’incontro, che già si prevedeva caldissimo, scatenando però l’ira di gran Parlamentari.
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