Io sono convinto che in un Paese libero ognuno di noi fino a quando non invade lo spazio di un altro o degli altri può scegliere di vivere la sua vita senza doverne dare conto a nessuno ne tantomeno ad una schiera di guardoni togati che utilizzano il potere che gli deriva dal ruolo istituzionale, per abbattere un uomo sotto l’aspetto politico, là dove una schiera di mediocri leader politici della sinistra italiana hanno tentato inutilmente in questi anni.
Certo che sarebbe veramente il disastro se in questo Paese un governo venisse abbattuto dal potere anarchico e incontrollato di una parte della magistratura politicizzata che da anni supplisce alla anemia e alla incapacità degli avversari politici di Berlusconi, costruendo teoremi fantastici spesso poggianti solo su sabbia e fango.
Io ho detto cose simili anche quando è stato malmenato e cacciato il presidente della regione Lazio Marrazzo che secondo me andrebbe reintegrato nel ruolo e nella dignità tolta.
Caccerei invece lestofanti come Fini che approfittando del ruolo che indegnamente ricopre è stato coinvolto in affari ben più loschi, poi coperti dai magistrati amici che vedono in lui l’unico in grado di abbattere il Cavaliere.
Come dice Facci, “Gli effetti dell’anti-berlusconismo giudiziario si sono ormai permeati nella falda civile di questo Paese, ne hanno inquinato la capacità di giudizio, mentre il pregiudizio viceversa è stato elevato a definitiva forma di (non) comunicazione politica, a target di un mercato editoriale e culturale. Tante persone anche perbene, ormai esauste, per anni hanno obiettato che in fondo i magistrati fanno solo il loro lavoro, che è andato tutto bene, che Berlusconi è ancora incensurato, che se i processi sono caduti tutti come birilli – complici le leggi ad personam – è anche perché la giustizia a suo modo funziona, e i tribunali cioè hanno il coraggio di porre tutti i distinguo del caso. L’hanno detto per anni, ora sono cose che non dice più nessuno: non in buonafede.”
Se dopo diciassette anni di politica – e di magistratura – Silvio Berlusconi è ancora presidente del Consiglio ed è sottoposto a un’indagine per sfruttamento della prostituzione, significa soltanto che se vuole vincerà ancora una volta.
Il problema è che stavolta il Cavaliere è stanco, ha perso la voglia di combattere, in fondo anche superman dopo tanti attacchi alla Kriptonite non avrebbe più la forza per difendersi e Silvio per fortuna è ancora un uomo, io nei suoi panni mi ritirerei in una delle meravigliose ville di Antigua circondandomi di schiere di giovani ancelle, sicuro che nessun guardone giustizialista potesse più eccitarsi dietro le mie imprese e i miei vizi.
E l’Italia?
Ci sarebbe sempre un Prodi
o ancor peggio un Fini, pronto a traghettare il Paese verso la catastrofe, altro che Bengodi!
Vincenzo Branca
Riproduzione Riservata ®