Dalle lacrime di Umberto Bossi ai sorrisi di Roberto Maroni e dei suoi sostenitori. E applausi. La seconda e conclusiva giornata del Congresso federale della Lega Nord al Forum di Assago è stata contraddistinta da un mix di emozioni che ha suggellato il passaggio tra la vecchia e la nuova gestione del partito. Non sono mancate frasi polemiche e frecciatine nei discorsi: con il nuovo Segretario della Lega Nord, eletto con voto palese per alzata di mano, che ha subito rivendicato la volontà di agire senza ‘tutele e commissari‘ e Bossi, che ha voluto leggere il testo dello statuto appena approvato, temendo ‘imbrogli‘. Una giornata non facile per il Senstùr che, dopo la proclamazione di Maroni, ispirandosi la parabola legata a Re Salomone, ha spiegato di aver agito per scongiurare la divisione della Lega: “Ho fatto come la donna di quella parabola che lascia il bambino alla rivale pur di non farlo tagliare in mezzo. Il bambino è tuo“, ha detto l’ex leader del partito.”Umberto Bossi per me è mio fratello, lo porterò sempre nel cuore – ha commentato visibilmente emozionato Maroni – ma oggi inizia una fase nuova”.
Qualche minuto prima aveva preso la parola chiarendo la sua posizione e la volontà di lavorare senza tutele e commissariamenti: “Voglio dirlo subito: patti chiari, amicizia lunga. Non me l’ha ordinato il medico di fare il segretario federale. Il segretario federale lo voglio fare come deve essere fatto da statuto: senza tutele, senza commissariamenti, senza ombre e con il coinvolgimento di tutti. Lo farò con lo stesso impegno con cui negli ultimi anni ho combattuto contro la mafia, al 150%“, ha affermato. Poi, la presa di distanza da Bossi riguardo le inchieste della magistratura: Maroni ha escluso che ci sia un attacco meditato contro la Lega: “Basta beghe interne, basta piangerci addosso, non ne posso più. Io non credo ai complotti. Abbiamo fatto pulizia e continueremo a farla“. Il nuovo Segretario ha anche ventilato l’ipotesi che la Lega lasci Roma: “Via da Roma può essere la strada” per far ripartire la Lega Nord, ha detto Maroni. “Via da Roma significa che del tema e del problema delle alleanze (in vista delle prossime elezioni politiche) chi se ne frega e certamente non potranno esserci alleanze con i partiti che sostengono il governo Monti”. “Via da Roma – ha continuato – significa via dalle poltrone e dalla Rai. Non ci hanno portato a niente se non a difenderci dalle accuse di essere lì”. “Via da Roma – ha terminato – significa via dai doppi incarichi, soprattutto all’interno della Lega”. Poi sull’Europa: “Noi non siamo contro l’Europa e contro l’euro, a condizione che si possa creare una nuova Europa. Siamo pronti a contribuire alla nuova Europa, altrimenti è meglio uscire dall’euro e poi succederà quello che deve succedere”. Poi la stoccata a Monti: “Il primo obiettivo è commissariare il governo Monti senza possibilità di reintegro”.
Un invito a ripartire tutti insieme. Così Maroni si è rivolto ai militanti: “Io vorrei che da domani si ricominciasse a lavorare tutti insieme: chi è qui per lavorare sarà benvenuto, chi è qui per chiacchierare a vanvera può andarsene domani mattina“, ha detto, puntualizzando che “il progetto dell’indipendenza della Padania non cambia e non cambierà. Ho sentito dire che con il mio arrivo l’articolo 1 dello statuto sarebbe cambiato. Cazzate. Finché ci sono io l’articolo 1 non si tocca. Non sarà facile recuperare la fiducia di chi non ci vota più, ma io ci credo. Voglio che la Lega torni ad essere la Lega Nord ‘la potentissima’, come è stata negli ultimi decenni. Garantisco il mio impegno totale: lavorerò per unire. Devo tutto alla Lega”.
Il discorso d’addio di Bossi è stato all’insegna delle polemiche. ”Noi siamo qui a congresso per l’attacco della magistratura”, sono state le sue prime parole davanti al congresso, dove è arrivato con due ore di ritardo, tanto da costringere gli organizzatori a invertire l’ordine degli interventi. E ancora: “La Lega non ha rubato niente. I ladri sono a Roma, sono farabutti i romani non sono padani”, ha detto, ma questa affermazione è stata accompagnata da qualche fischio della platea. Le vicende giudiziarie che hanno toccato la Lega Nord negli ultimi mesi sono state, per Bossi, “tutte studiate al tavolino” perché “Berlusconi è stato fatto fuori e se ci sono elezioni i voti vanno alla Lega, che è molto peggio di Berlusconi”. Non sono mancate parole sprezzanti nei confronti del governo e del tricolore: “In Svizzera Monti sarebbe stato licenziato per incompatibilità con la democrazia“, ha affermato Bossi che, rivolto a quelli che in sala avevano la bandiera, ha detto: “Il sogno è una cosa sola. E lo dico per gli imbecilli che stanno nella Lega che girano col tricolore. Il sogno è la Padania libera”.
Il Senatùr non ha dimostrato di avere molta fiducia nei confronti dei nuovi dirigenti e ha chiesto di vedere il nuovo statuto approvato dal congresso federale questa mattina: ”Vado a vedere se mi avete fatto degli imbrogli”, ha affermato, chiamando sul palco al suo fianco, il Presidente dell’assise, Luca Zaia. Lo statuto ”è stato votato all’unanimità”, gli ha risposto stizzito il Governatore del Veneto. ”Questo è preoccupante”, ha risposto Bossi. ”Oggi, secondo me, non è necessario fare lo statuto, avete votato lo statuto, spero che qualcosa non sia cambiato che io non sappia”, ha aggiunto.
Umberto Bossi ha attaccato “quelli che alzavano le scope“, cioè i militanti leghisti, in grande maggioranza sostenitori di Maroni, che in occasione di una manifestazione tenutasi a Bergamo dopo l’avviso di garanzia al tesoriere Belsito chiedevano pulizia all’interno del movimento. “Quelli che alzavano le scope – ha detto Bossi parlando al Congresso della Lega ad Assago – non hanno capito che la cosa era organizzata. Di più. Spesso quelli che alzavano le scope – ha continuato Bossi – se si andasse a fondo, farebbero meglio a non alzarle troppo. Perché c’è n’è uno poi, è ridicolo, alzava la scopa, gridava e poi il suo autista, invece di farlo pagare dal suo comune, lo faceva pagare alla Lega. Meglio essere tranquilli“. Secondo alcuni fedelissimi di Bossi il riferimento del fondatore del movimento è all’autista del Sindaco di Verona Flavio Tosi.
Fischi all’indirizzo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sono stati rivolti da alcune centinaia di militanti della Lega. I fischi sono partiti quando dal palco il capo delegazione al Parlamento UE, Francesco Speroni, ha criticato Giorgio Napolitano per il suo intervento riguardo le riforme. Pur essendo prerogativa sua nominare il governo, ha detto, “come fa a criticare il Senato della Repubblica che ha deciso sul Senato federale con la maggioranza che ha vinto nel 2008?”. Ancora fischi quando il capogruppo alla Camera, Gianpaolo Dozzo, ha nominato Elsa Fornero, ricordando che la Lega Nord ha presentato una mozione di sfiducia contro il ministro in Parlamento. “Al capo dello Stato non piace la democrazia, a noi sì”, ha detto Speroni, tra gli applausi.
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