Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha affidato all’avvocato generale dello Stato l’incarico di rappresentare la presidenza della Repubblica nel giudizio per conflitto di attribuzione da sollevare dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura di Palermo per le decisioni assunte da quest’ultima su intercettazioni di conversazioni telefoniche del Capo dello Stato nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia. Decisioni che il Presidente ha considerato, anche se riferite a intercettazioni indirette, «lesive di prerogative» attribuitegli dalla Costituzione.
La replica dei pm palermitani non si è fatta attendere. Il procuratore della Repubblica Francesco Messineo, dopo aver convocato nel suo ufficio i magistrati titolari di quel fascicolo (l’aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Lia Sava, Nino Di Matteo e Palermo Guido) ha rilasciato una breve dichiarazione ai giornalisti: l’operato della procura nell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia «risponde ai principi del diritto penale e della Costituzione», e nelle intercettazioni «non sono state violate le prerogative costituzionali del capo dello Stato». Alla determinazione di sollevare il conflitto di attribuzione, Napolitano è arrivato ritenendo «dovere» del presidente della Repubblica «evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell’occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce».
Fioccano le reazioni politiche. Per il senatore del Pd, Stefano Ceccanti, «gli articoli 90 e 96 della Costituzione valgono anche per la procura di Palermo. L’odierna decisione della presidenza della Repubblica a tutela della funzione presidenziale e non di un privilegio personale era a questo punto inevitabile». «Ha ragione il presidente della Repubblica – afferma il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro – quando sostiene che non devono esserci interferenze tra i vari organi costituzionali dello Stato. Ciò premesso l’Italia dei Valori si schiera, senza se e senza ma, al fianco di quei magistrati palermitani che stanno facendo ogni sforzo possibile per accertare la verità in ordine alla pagina buia rappresentata dalla trattativa tra Stato e mafia, che ha umiliato le istituzioni e visto magistrati del calibro di Falcone e Borsellino perdere la vita, mentre altri trattavano per farla franca».
Fonte: LA STAMPA.IT
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