Da qualche settimana è uscito Xcept you, il nuovo ep di Paola Iezzi che molto gentilmente ci ha concesso una lunga ed interessantissima intervista dove ci ha parlato della sua storia (e di riflesso di quella di sua sorella Chiara), dagli esordi fino al suo nuovo lavoro discografico.
Allora Paola innanzitutto grazie mille per aver accettato la nostra intervista. Partiamo dal principio: ne è passato di tempo da quel lontano 1997 quando tu e tua sorella vinceste San Remo Giovani con “Amici come prima”. Che ricordi hai di quei momenti?
Paola: Non c’è di che! E’ un piacere. Il ’97 è stato un anno incredibile. Anzi il biennio ’96-’97. Noi che partiamo per l’Irlanda con l’intento di scrivere un album, procacciarci un contratto discografico, andare a Sanremo e vincerlo…è successo tutto. Unica cosa che non avevamo preventivato è aprire l’ultima data italiana di Michael Jackson a San Siro…ma quello sarebbe stato aspirare a troppo. Invece successe anche quello. Cioè praticamente un sogno che si realizza. Una favola incredibile. La soddisfazione più grande è che siamo sempre state le autrici (sia della musica che dei testi), e in molti dischi anche le produttrici, delle nostre canzoni e dischi… Quasi nessuno lo sa o molti pensano che non sia così, ma è cosi. I ricordi sono tanti, meravigliosi a volte anche confusi, ma se ripenso a tutto, ricordo ogni singolo momento. Con un orgoglio e una gratitudine infinita.
Dagli Elefunky agli 883, grazie a Cecchetto, al cd “Ci chiamano bambine”. Ci spieghi un po’ come hai vissuto la vostra escalation?
Paola: Non so raccontarla …se non che eravamo due ragazzine che a 14 anni si sono innamorate della musica vedendo degli strumenti veri una volta in una sala prove e da allora abbiamo deciso che avremmo fatto quello. Dall’età di 14 anni abbiamo iniziato a suonare. Chiara la chitarra elettrica, io il basso e a cantare…abbiamo avuto molte band. Una delle più rappresentative e l’ultima cover band, gli “Elefunky”. Ci esibivamo con un repertorio super Funk (dai Tower of Power, a Quincy Jones, Michael Jackson e altri) in molti locali dell’area milanese. Godevamo anche di un certo seguito e rispetto, nonostante fossimo tutti giovanissimi. Ci tengo a citare Leandro Misuriello, detto “Chillo”, che era il nostro bassista e che è poi diventato il bassita di Carmen Consoli, e che purtroppo non c’è più. E’ scomparso in un tragico incidente stradale qualche anno fa. Lui era una colonna della nostra band. Gli Elefunky furono ingaggiati da Claudio Cecchetto che cercava una band per Max Pezzali, rimasto “orfano” di Mauro Repetto. Aveva sentito parlare di questa Band di “giovinastri” in gamba. Si presentò al “Bolgia Umana” un locale in centro a Milano che oggi non c’è più, ma che allora era di proprietà del grande Enzo Jannacci. Noi ci esibivamo là spesso. Cecchetto, Pierpaolo Peroni e Marco Guarnerio, vennero al locale e a noi si fermò il cuore! A metà spettacolo ci chiamò nel backstage e ci propose di diventare la band di Max. Così da ragazzini che suonavano nei locali per passione e cinquantamila lire a sera, entrammo tutti nel mondo dei professionisti che questo lavoro lo facevano di mestiere. ’95-’96 un anno e mezzo di tour estivo e invernale nei palazzetti in tutta l’italia con un selling artist come Max. Un sogno. Un’esperienza davvero indimenticabile con persone e professionisti straordinari. Max un idolo. Dopo quel tour, sentivamo che ci aspettava una storia tutta nostra da scrivere, così partimmo per l’ Irlanda, in cerca di ispirazione per il nostro primo disco. Scrivemmo di getto almeno 50 canzoni. Ci iscrivemmo alla SIAE come autrici di musica e parole. Chiedemmo di fare un provino “live” in Sony dopo meno di 15 giorni firmammo il nostro primo contratto discografico e dopo qualche mese vincemmo Sanermo e diventammo Paola&Chiara con una canzone e un disco interamente scritto da noi. Il primo di una lunga serie. Un grande sogno realizzato. Una grande favola. Il resto è un po’ storia…
“Giornata Storica”, a mio modesto parere il vostro lavoro più riuscito e che forse vi rappresenta di più. Quali secondo te le motivazioni del mancato giusto riconoscimento (sotto l’aspetto delle vendite) al vostro secondo lavoro discografico?
Paola: La critica in Italia indorò quel disco. Conservo ancora gelosamente la rassegna stampa e mega articoli su Repubblica e il gotha del giornalismo musicale che onorano quell’album. Castaldo & Assante in testa (erano stati adorabili!). E non ci avevano visto male, infatti non so se hai letto, proprio due giorni fa il britannico THE GUARDIAN cita “Non puoi dire di no” e quel nostro periodo pop/irish e noi due come una delle proposte italiani più luminose, affiancandoci a nomi come De Andrè e Battisti. Siamo rimaste esterrefatte e ci siamo anche commosse. Perché quell’album fu un vero flop discografico nonostante le belle recensioni. In Italia abbiamo sempre avuto molti detrattori e atteggiamenti snob che ci hanno sempre voluto confinare in terre un po’ oscure, dalle quali abbiamo sempre cercato di venire fuori, con la forza del nostro sodalizio artistico e con l’amore per la musica e questo mestiere, che facciamo professionalmente da quindici anni, con diversi risultati conseguiti e anche grandi soddisfazioni come in questo caso. Un regalo inaspettato. Un paio di anni fa invece un sondaggio ha incoronato come hit estiva più amata dagli italiani la nostra “Vamos a bailar” e poi abbiamo un seguito che si è appassionato alla nostra storia musicale e alle nostre vicissitudine e ci supporta! Il loro amore e appoggio è davvero impagabile.
Il grande successo di “Vamos a Bailar” ha segnato una svolta. Le “bambine” erano diventate donne incantevoli e lo stile degli arrangiamenti totalmente cambiato. Scelta dettata dai tempi, da un moto interiore o da scelte discografiche?
Paola: E’ sempre stata farina del nostro sacco. Dal primo all’ultimo granello. Nessuna scelta imposta. Se c’è una cosa che dobbiamo riconoscere alla direzione artistica della Sony quando noi siamo state con loro, è stato il totale rispetto che avevano per le nostre decisioni artistiche. Abbiamo sempre portato il disco praticamente ultimato. C’era già l’idea del tutto. Poi si lavorava insieme ai discografici, per costruire l’album in studio intorno a dei provini fatti da noi, che già però contenevano, all’interno, la direzione musicale di quello che desideravamo fosse il risultato finale. E poi c’era il grande lavoro per organizzare la promozione. Eravamo una bella squadra in Sony allora. Abbiamo di Fabrizio Intra, che era il direttore della Columbia, un ricordo molto bello. Oggi non c’è più e lo ricordiamo con affetto, come una persona appassionata e capace nel suo lavoro. Sono stati anni molto belli, molto duri spesso e volentieri, ma belli. E forse non sempre ci siamo capiti al volo, ma mai ci è stata imposta una direzione musicale o una scelta artistica.
2007 e 2009. Anni cruciali nel vostro cammino. Paola e Chiara cantano da sole. Cosa è successo? Che effetto ti ha fatto, e ti fa, cantare senza tua sorella dopo tanti anni insieme?
Paola: La prima volta è successo nel 2009 con il mio progetto “Alone”. Mi sentivo stranita in effetti. Anche a lei era capitato lo stesso con l suo progetto da solista prima. Era un passo che andava fatto. Per crescere artisticamente ma anche umanamente. Noi scriviamo musica…le emozioni che viviamo non possono in alcun modo essere “viziate” o finte. Si percepirebbe. Gli artisti hanno bisogno di evolversi e cambiare. Solo così possono restare vivi sennò si finisce col diventare tristi replicanti di sé stessi, di un’immagine sbiadita che magari non ti appartiene più da anni, ma che non metti in crisi per paura di perdere il tuo seguito. Cioè sei tu che ti metti ad inseguire il tuo pubblico…assurdo…questo per me non vuol dire essere degli artisti…magari bravi commercianti si, ma artisti no. Se uno riesce a mantenere un buon equilibrio fra le due cose è la cosa migliore. Perché comunque vendere la tua musica ti garantisce di continuare a farla.
…per poi passare ad oggi. Il tuo ep “Xcept you” sta ottenendo un grandissimo successo tanto che ha scalato in pochi giorni le classifiche di iTunes. Ci parli meglio del tuo ep, di come è nato e di dove è possibile acquistarlo?
Paola: “Xcept You” è nato per essere la colonna sonora di una campagna spot per un o storico marchio di moda italiana. Il regista Paolo Santambrogio con il quale abbiamo spesso collaborato, conoscendo il mio rapporto con l’amore per la fotografia, l’immagine e la moda, mi ha chiesto se avessi avuto voglia di creare un pezzo ad hoc per questa video-campaign. Dopo aver visto il film ho accettato subito. Osservavo le immagini mute del film e ho iniziato a fantasticare su questa creatura meravigliosa che ha tutto il mondo ai suoi piedi e tutti la vogliono perché lei è ricca , è famosa, è bellissima, è cool, ci sa fare…però poi ho creato un paradosso…”l’ho trattata un po’ male”…infatti è vero lei è inserita in questo meraviglioso mondo fashion e tutti la vogliono, si tutti, tranne l’unica persona che lei ama. Così è triste. Ha tutto ma è triste, perché non riesce a farsi amare da chi ama. Ho voluto giocare sul paradosso di un mondo moderno che propone un mondo perfetto che dovrebbe garantirti la felicità eterna e che però poi scopri non essere affatto così. Cioè non dico che il denaro, un certo grado di benessere e un certo tipo di vita non ti facciano star meglio, ma se poi hai tutto questo ma non hai l’Amore …tutto si vanifica e in qualche modo perde il valore che tutti gli danno. Perché sono falsi miti, creati apposta. Che si, magari ci piacciono, solleticano l’ego, la vanità, ci fanno vivere l’illusione di essere scolpiti nell’eternità del mondo, staccati dai problemi reali, ma tutti noi sappiamo che l’olimpo non esiste. E che gli uomini per essere felici hanno bisogno di misurarsi continuamente con nuove sfide e nuovi obbiettivi da raggiungere. E l’Amore nasce con noi. E quando non lo abbiamo o pensiamo di averlo perduto soffriamo disperatamente. L’amore è ancora ad oggi l’unica cosa che conti davvero.
Ultima domanda. Sei un’appassionata di musica, oltre a comporla ne ascolti tanta. Cosa ne pensi dell’attuale scena musicale italiana?
Paola: Ci sono sempre cose interessanti che escono. Come hai detto tu sono onnivora. Non mi piace fare dei nomi sopra tutti Ci sono molti artisti che stimo e con i quali mi piacerebbe collaborare. Chissà.
Grazie mille per l’intervista e se ti va manda un saluto a tutti i nostri lettori de La Rosa Nera.
Paola: Grazie a voi per la bella chiacchierata. Un saluto e un bacio a tutti gli amici de La Rosa Nera. Viva il groove! 🙂
Marco Branca
**Il nuovo EP di Paola Iezzi, “Xcept you”, è disponibile online su ITunes.
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