“Vintage è un attributo che definisce le qualità ed il valore di un oggetto prodotto almeno vent’anni prima del momento attuale…” [Wikipedia]
Ah, la moda! Tasto dolente nella vita di ogni giovane dalle belle speranze, che tu sia uomo o donna, lettore, sicuramente ti sarai trovato dinanzi all’armadio preso dall’indecisione di scegliere che capo indossare per il party di Venerdì sera; se per il passato la scelta era molto più complicata il ritorno al vintage pare ci abbia semplificato la vita. Calze fluo, vecchi jeans grunge strappati, giacche con toppe sui gomiti, orologi Casio, cappellini di paglia, camicette della nonna, addirittura il vecchio zainetto Invicta ed il marsupio El Charro sono di nuovo un feticcio che fa gola! Perchè vi racconto ciò? Semplice, oggi ci dedicheremo alla moda, al cercare di comprendere perchè ciò che prima era tacciato come “Trash” improvvisamente ha smesso di esserlo per diventare icona della street fashion.
Da che mondo è mondo quasi ogni cosa vive ed ha vissuto di corsi e ricorsi storici, egual sorte tocca alla moda figlia dell’economia, sorella dei tempi, dire moda è dire gusto, dire gusto è parlare di estetica ma la questione ontologica circa il senso profondo della bellezza non tocca certo a noi, immagino filosofi che continuano ad accapigliarsi disquisendo di oggettivismo o soggettivismo in relazione al bello. Ciò che pare evidente è l’esigenza di non gettare mai via nulla bensì riempire garage di abiti e suppellettili di ogni tipo. Negli anni ’70 per strada si trovavano scritte sui muri che invitavano a non tornare “Mai indietro , neanche per prendere la rincorsa”, oggi è una gara fra gamberi, come gl’indovini danteschi abbiamo la testa rivolta all’indietro, forse perchè è più semplice scavare dove già altre mani han costruito, forse perchè è più complicato rinnovarsi, forse per inerzia. Sarebbe bello conoscere la storia del vecchio pantalone militare impolverato, recuperato sulla bancarella del mercatino rionale, indossare qualcosa che parla e racconta la storia del lino, del denim, del velluto a coste, incuriosirsi rispetto a chi prima di noi lo ha calzato, cosa ha riposto nelle tasche; sarebbe bello tornare indietro analizzando le tappe di un percoso già battuto ma la sensazione è che oggi i colori siano così tanti e così tanto caoticamente mescolati da dipingerci di un grigio spento.
Tutto è schiavo di questo fluire al contrario, anche la musica! Nelle discoteche salgono al cielo le note di “A far l’amore comincia tu” Raffaella Carrà- 1960, ho guardato ragazzini in pista dimenarsi al ritmo dei beat, molti di loro credevano che il “Tuca tuca” fosse un nuovo locale ad Ibiza. La pelle, intere generazioni marchiate a vita da tuatuaggi seriali: stelline, cuoricini, zampette. Il cibo, tornano di moda i cupcake, dolcetti che prima d’oggi erano noti solo ai genitori dei nostri nonni. Cinema, vecchi B-movies rispolverati e ritrasmessi, ho visto Massimo Ciavarro tornare in tv; nuove pellicole e clip girati con fitri retrò. Abbiamo rincorso la digitalizzazione e da un po’ piangiamo per il desiderio di analogico. Usi e costumi, tempo fa si sceglievano luoghi intimi in cui cenare, oggi è normale e di grand’ effetto mangiucchiare panini con la mortadella lungo le vie più affollate delle nostre città (ma badate bene di non portare il cibo da casa, è ancora giudicato “cafone”).
Andate e dissotterrate i monili della nonna, io personalmente vorrei che dal mio balcone si potesse ascoltare ancora una macchina che, ferma nel traffico, mi faccia tornare bambina con le note di “Hanno uccciso l’uomo ragno”, si , sdoganiamo gli 883! …Possibilmente recuperando anche Mauro Repetto a proposito, che fine ha fatto?
Fiorella Quarto
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