Siamo alla frutta, ma non in riferimento alla dieta estiva. In Tunisia si registra l’ennesimo caso di Paese che non rispetta i diritti delle donne. A quanto si legge da un articolo della nuova Costituzione “lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarietà con l’uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all’uomo nello sviluppo della Patria”. La donna esiste perché complementare all’uomo e non in quanto tale! Il testo è stato approvato il primo agosto da una commissione dell’Assemblea costituente, un’assemblea titolata “diritti e libertà”.
Scontato dire che si è scatenato l’inferno tra le organizzazioni umanitarie che hanno a cuore i diritti del gentil sesso. In prima fila troviamo Amnesty International e l’Associazione tunisina delle donne democratiche che hanno evidenziato come questa soluzione tende a “sopprimere il principio di uguaglianza dei sessi e rifiuta totalmente i diritti delle donne, inferendo loro un duro colpo alla dignità e allo loro cittadinanza”. La miccia di una lotta aspra si è accesa tra i deputati di Ennahda – partito islamista pro all’articolo – e Salma Mabrouk del partito di centro-sinistra Ettakatol.
Proprio Mabrouk ha reso noto che il discorso sull’uguaglianza era stato affrontato nell’articolo 22 della stessa Costituzione “i cittadini sono uguali per quanto concerne diritti e libertà davanti alla legge senza discriminazione di sorta”. Approvato, ovviamente, all’unanimità. Contraddittorio è, invece, l’articolo 27, il testo incriminato e che – secondo il deputato – “annulla completamente il concetto di parità dei sessi”. La Mabrouk rende noti i sotterfugi e le scorrettezze sui social network. Ha pubblicato anche le due versioni dell’articolo 27. La prima è quella pubblicata all’inizio di questo articolo ed è stata votata da 12 deputati. La seconda recitava – invece – “lo Stato garantisce i diritti delle donne e le loro conquiste in tutti i settori. È fatto divieto di promulgare qualsiasi legge che possa compromettere tali diritti. Lo Stato si impegna a lottare contro tutte le forme di discriminazione o di violenza fisica o psicologica contro le donne”. Tali righe hanno trovato l’assenso di soli 8 deputati.
Si è dichiarata sconvolta e preoccupata Salma Hairi dell’Associazione tunisina delle donne democratiche. Come si evince dalla sua dichiarazione, le donne non hanno diritti in quanto esseri umani e cittadini, ma in relazione all’uomo. Cento passi indietro in poche righe, nonostante siano gli stessi personaggi che, entrati nella storia, hanno fatto cadere Ben Ali. La primavera araba non darà i suoi frutti – in termini di sviluppo sociale – se, alla base della nuova Costituzione, non sarà ben saldo il principio di uguaglianza e parità. Come afferma Mabrouk “Nonostante la mia obiezione espressa due volte sul fatto che non è legale riaffrontare un tema già votato, Madam Ferida Laabidi ha lasciato che i suoi colleghi parlamentari si comportassero a loro piacere su questa materia”. Un articolo 27 “modificato” votato anche da donne, un ritorno alle origini di ben 50 anni – nonostante le donne abbiano partecipato attivamente alla rivoluzione e alle proteste che hanno permesso una nuova era. Il percorso è ancora lungo e il testo dovrà ancora essere approvato nella sua interezza.
Roberta Santoro
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