Una notizia delle ultime ventiquattrore apre un discorso ben lungo e delicato. Le neoplasie dell’apparato genitale femminile riguardano maggiormente utero e ovaie. Una donna su tre non li distingue. Nonostante questo, la mortalità ha subìto una battuta d’arresto decrescente negli ultimi trent’anni. Si tratta del nono e quarto tipo di tumore più diffuso tra la popolazione femminile. Quello che interessa le ovaie colpisce 4000 donne ogni anno, a fronte dei 7700 casi di tumore all’utero diagnosticati annualmente in Italia. Al fine di dare informazioni utile su entrambi, li analizziamo singolarmente.
Le ovaie sono organi di tre centimetri circa posizionati alle estremità destra e sinistra dell’utero. Producono ormoni sessuali femminili e permettono la fecondazione grazie all’ovocita. Il cancro all’ovaio è causato dalla produzione senza controllo delle cellule epiteliali (per la maggior parte dei casi) dell’organo. Come prevenirlo? Purtroppo sette donne su dieci lo contraggono geneticamente. Altre cause sono sempre incontrollabili come, ad esempio, la precocità del menarca e l’ingresso tardivo in menopausa. Potenzialmente è possibile prevenirlo avendo figli. Sembra, infatti, che procreare e allattare al seno siano fattori di protezione. Anche l’utilizzo di contraccettivi estroprogestinici previene il tumore alle ovaie. La cura prevede l’asportazione di quest’ultimo con, a seguire, la chemioterapia di cicli differenti in base alla gravità.
L’utero è l’organo che permette la crescita dell’embrione in gravidanza. È formato dal collo collegato alla vagina e dal corpo effettivo. Quest’ultimo può contare sulla cavità interna – l’endometrio – e sullo strato esterno, di tipo muscolare, conosciuto come miometrio. A parte il fattore dell’età, considerato tra i più comuni, il tumore dell’endometrio viene diagnosticato maggiormente nelle donne obese e diabetiche. La percentuale aumenta nei casi di precocità del ciclo, assenza di gravidanze e menopausa tardiva. Sintomo evidente è la perdita di sangue tra una mestruazione ed un’altra. Da non sottovalutare sono il calo di peso improvviso, sensazione di dolore nel basso ventre e alla schiena, nonché perdite vaginali di cattivo odore. La prevenzione si limita ad una dieta alimentare corretta e ad una terapia contraccettiva in caso di rischio genetico. Le cure possibili sono effettivamente tre: la chirurgia attraverso l’esportazione della massa tumorale o dell’intero utero; la radioterapia e la chemioterapia. La scelta della procedura dipenderà dallo stadio (da uno a quattro) del tumore.
Ebbene, l’87% delle donne non ha mai parlato di questo argomento con il proprio ginecologo e, poco meno, non conosce i sintomi. La stessa percentuale accusa una mancanza d’informazione soprattutto per quanto concerne la prevenzione. Francesca Merzagora, presidente di Onda – Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna – ha evidenziato come la ricerca stia andando avanti testando vaccini e nuovi farmaci dedicati, principalmente, ad uno stato avanzato della malattia attraverso cui è possibile prolungare la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita.
Anche in questo caso la qualità della vita “fisica” della donna viene messa in primo piano rispetto a quella psicologica. L’inattività per cure può durare anche per pochi mesi, ma il corpo inevitabilmente cambia. Viene a mancare il riconoscimento della persona a se stessa e, di conseguenza, subentra un disagio con il proprio corpo. Percezione, questa, trasmessa anche a compagni e mariti i quali si ritrovano a dover fronteggiare innumerevoli problematiche anche nella sfera sessuale. Il supporto psicologico per le donne colpite da cancro all’utero e ovaie è necessario. “Ricostruire pian piano un nuovo equilibrio nella relazione: è questo l’obiettivo del supporto psicologico di qualsiasi tipo e orientamento. Molte donne vivono con un senso di colpa il fatto di non essere disponibili per il proprio compagno o di notare in lui un calo di interesse per la sfera amorosa. Spesso la malata si sente un peso, prova vergogna per il proprio corpo e per la propria immagine, teme lo sguardo del partner” afferma Florence Didier – psicologa, psicoterapeuta e consulente in sessuologia presso l’Istituto europeo di oncologia di Milano. Si tratta di compiere quindi, attraverso un percorso psicologico guidato, la graduale accettazione di sé, del cambiamento e l’elaborazione del lutto qualora sia stata necessario l’asportazione.
Roberta Santoro
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