Molto a lungo gli italiani hanno ritenuto che la delinquenza fosse un problema esclusivo del Sud della penisola, nonostante oggi risulti evidente che la piaga della criminalità sia estesa su tutto il territorio nazionale. Proprio mentre l’Europa riflette sull’emergenza criminalità, in seguito alla presentazione del Global Risk Report 2011 (che ha fissato a 311 miliardi di euro l’ammontare del giro affaristico delle mafie nei 27 paesi dell’Unione Europea), l’Italia scopre che, ad accomunare Nord e Sud, c’è un elemento certo: la criminalità si espande ovunque e, in modo particolare, nelle metropoli laddove la densità di popolazione risulta più elevata così come la concentrazione di infrastrutture o attività produttive.
È quanto emerge dalla ricerca “L’apporto della sicurezza pubblica alla creazione del Pil”, presentata dal Sole 24 ore e A.n.f.p. (Associazione nazionale funzionari di polizia) e curata da Maurizio Fiasco, i cui risultati sono stati ottenuti attraverso l’elaborazione dei dati del Ministero dell’Interno relativi al primo semestre del 2010.
Nei primi sei mesi dell’anno scorso, infatti, sono stati denunciati quasi un milione e trecentomila reati, di cui circa 138mila a Milano e 116mila a Roma. Rapportando il numero di reati alla densità di popolazione, Milano, Torino e Bologna risultano le città meno sicure della penisola, poiché vi sono stati compiuti circa 30 delitti ogni mille abitanti. Nella “classifica” Roma si piazza al settimo posto; tuttavia, se a Milano la percentuale di reati commessi si è ridotta del 5% rispetto alle annate precedenti, nella capitale si riscontra un aumento del 4% delle azioni criminose.
Tra le città più sicure figurano soprattutto piccole realtà del Sud, quali Potenza e Matera; Belluno è, invece, la perla del Nord: risulta evidente che i piccoli centri sono quelli in cui si vive meglio e dove i reati sono in percentuale decisamente più bassa rispetto al resto delle città italiane; va tuttavia sottolineato che, rispetto agli anni precedenti, la percentuale di reati commessi si presenta più alta non soltanto in tutta Italia – nel primo semestre del 2008 e del 2009 si erano registrati rispettivamente cali dell’8 e 6%, nel 2010 soltanto dello 0,2% – ma anche in queste piccole “oasi di benessere”: a Matera, ad esempio, la percentuale di crimini, pur mantenendosi ancora molto bassa, è lievitata all’incirca del 22%. Spiccano, tra questi, anche dati positivi, quelli di Asti e Pordenone, che rilevano un calo sostanziale delle percentuali di reati commessi sul territorio, rispettivamente -16% e -12%.
Ben diverso è il discorso per i reati che impattano sull’economia: in questo caso, infatti, è Napoli, ad ottenere il primo posto in classifica per reati quali usura, ricettazione, riciclaggio, contraffazione, frodi, truffe informatiche. Napoli, seguita a ruota da Bologna – che si becca anche il primo posto per i furti agli esercizi commerciali – Trieste, La Spezia e Genova. Napoli, ancora e sempre, città dei “pacchi” e delle truffe.
I reati più comuni in città sembrano incidere in modo significativo sul commercio e sulla produttività, pertanto inibiscono lo sviluppo economico del territorio impattando direttamente sulle imprese e sugli esercizi commerciali. “Nella nostra ricerca sulla relazione tra sicurezza, Pil e benessere – ha dichiarato Enzo Letizia, segretario nazionale dell’Anfp – è emerso, dalle analisi sul settore del credito alle imprese, che la criminalità ha effetti negativi sul costo del denaro. In particolare le frodi, le truffe, la bancarotta fraudolenta, l’estorsione, l’associazione a delinquere in genere e l’associazione a delinquere di stampo mafioso influenzano in modo significativo i tassi d’interesse per la concessione del credito: le imprese ubicate nelle zone con una forte presenza di criminalità pagano un tasso d’interesse mediamente più elevato dello 0,50 rispetto a quelle che operano nelle zone a bassa criminalità.”
Napoli si trova, dunque, tra le metropoli maggiormente assediate dalla criminalità proprio per le caratteristiche e le molteplici forme che questa assume sul territorio cittadino: le falle nel sistema economico sembrano essere talmente ampie da impedire un concreto decollo dell’“economia legale” locale.
Alla luce di questa ricerca sembrano essere, ancora una volta, penalizzate le realtà minori, le piccole e medie imprese che, a differenza delle “grandi” non accedono a fonti di credito nazionali. È, dunque, sulla realtà locale che bisogna incidere se si intende dare una speranza di riscatto ad una città come Napoli: “Solo un sistema unitario di sicurezza pubblica può fronteggiare fenomeni di tale caratura e profilo – ha continuato Enzo Letizia – perché la criminalità è abilissima nell’inserirsi nei limiti delle competenze territoriali degli enti locali, conquistando rocche e campanili di ogni tipo quando commette i reati contro l’economia”.
Sara Di Somma
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