Si è concluso in questi giorni il G20 di Los Cabos in Messico, cominciato a giugno. Il forum mondiale dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali ha espresso nel comunicato finale la preoccupazione per ciò che avverrà in America, perché è dall’America che dipenderà o meno l’attivazione del fiscal cliff ovvero “rupe fiscale”. Dal prossimo gennaio, infatti, scadranno i bonus fiscali varati dall’amministrazione Bush e prorogati da Obama. Quindi se il presidente che uscirà vincitore dallo scontro del 6 novembre non riuscirà in tempi record a prendere contromisure in tal senso, dal 2013 l’Erario degli Usa sarà più ricco. E tutti pagheranno più tasse tanto che si teme una ricaduta sul Pil del 3%.
Nel comunicato finale si legge inoltre:
“La crescita globale resta modesta e restano rischi al ribasso elevati, inclusi ritardi nell’applicazione delle misure annunciate di recente, una stretta di bilancio negli Stati Uniti e una crescita debole in alcuni paesi emergenti. La riduzione degli squilibri non è stata sufficiente. Una completa e tempestiva attuazione degli impegni presi è essenziale per ridurre i rischi e assicurare una ripresa duratura“.
Sul tavolo del G20 nonostante le preoccupazioni, la parola-chiave rimane “crescita”: “il G20 si impegna a fare tutto il necessario per rafforzare la crescita dell’economia globale. La nostra attenzione sarà sul riportare fiducia e ridurre i rischi e la volatilità sui mercati internazionali; contribuire a una più veloce ripresa economica e crescita dell’occupazione; promuovere le fondamenta di una crescita forte, sostenibile e bilanciata”.
Secondo i leader del G20 la via verso una crescita sostenibile passa per “il miglioramento della competitività e la promozione della stabilità fiscale”, motivo per cui l’adozione “al momento giusto delle politiche fiscali già decise è un fattore cruciale“.
Il G20 garantirà che il ritmo con cui si perseguirà il consolidamento fiscale sia appropriato per il supporto della ripresa.
In particolare, il “Giappone deve fare ulteriori passi avanti verso il consolidamento fiscale” mentre gli Stati Uniti devono “garantire che le misure di finanza pubblica siano adottate in modo sostenibile nel lungo termine evitando una brusca adozione di restrizioni fiscali nel 2012“. Inoltre, il comunicato mette in guardia da un eccessivo controllo dei governi sulle valute.
Giusy De Angelis
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