La crisi in Medio Oriente oggi

Palestinesi tra le macerie di Gaza

La crisi mediorientale nasce il giorno stesso della nascita di Israele. I primi razzi furono sparati proprio quella notte. Piantare Israele nel fianco dell’Egitto e della Giordania spazzando via la Palestina non è stata una buona idea. E’ vero che gli ebrei furono annientati quasi definitivamente verso la prima metà del secolo scorso, durante le note persecuzioni razziali naziste, come è vero che alcuni degli stati Europei sembrarono sentirsi  in dovere di “restituire” una terra al popolo errante per eccellenza. Ma è anche vero che la terra che “restituirono” agli Ebrei era la Palestina, terra occupata nel 1948 da una popolazione di etnia prevalentemente araba. La creazione dello stato di Israele fu unilaterale, cioè non condivisa da coloro che occupavano i territori destinati alla nuova nazione. Dal 1948 ad oggi la diplomazia e gli equilibri internazionali hanno sfiorato spesso la soluzione senza, peraltro, giungere al definitivo accordo che restituirebbe la pace e l’armonia a quelle terre. In questi giorni assistiamo ancora una volta ad offensive da una parte a cui rispondono puntualmente controffensive dall’ altra.

E’ palese che la creazione dello stato di Israele, sotto l’egida della “democrazia” occidentale, e posto in una posizione strategicamente rilevante ai fini di temperare l’avanzata del defunto comunismo, fu un atto politico finalizzato a ben altro che al “risarcimento” simbolico dovuto agli Ebrei. Oggi il quadro politico è cambiato. Dal 1989, quando il muro di Berlino lasciò il posto ad una neonata voglia di democrazia, i vari schieramenti hanno dovuto subire assestamenti in seguito ai quali sono mutati gli assetti dell’Egitto, della Siria, del Libano e di tutte le terre che si affacciano sul Mediterraneo. E’ un effetto domino che ancora non cessa di produrre le sue conseguenze. E’ per questo che tutte le vittime, da una parte e dall’ altra, continuano ad essere sacrificate senza sosta, come una moneta di scambio fra le parti che, nell’ ombra, manovrano la situazione. Voglio credere che chi legge sappia andare oltre ciò che appare, sappia cioè comprendere che la “guerra”, perché di guerra si tratta, è combattuta da altre entità, che non sono gli israeliani e i palestinesi, e nemmeno i Siriani, che stanno morendo nel silenzio dei media,  o gli Egiziani. Tutte le etnie coinvolte sono rimaste intrappolate in un gioco più grande e non resta loro che offrire al mondo poveri martiri inconsapevoli.

Alcuni dati statistici: dal 2000 al 2010 i  Palestinesi uccisi dagli Israeliani (per lo più nella striscia di Gaza) ammontano a 6.404 mentre gli Israeliani uccisi dai Palestinesi sono circa 1.080.

Elisabetta Piras

 

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