Riparte la caccia alla spia. Dopo il meritatissimo trionfo ai Golden Globes domenica scorsa (miglior serie drammatica, Claire Danes miglior attrice e Damien Lewis miglior attore), il serial tv della Showtime torna finalmente in onda su Fox Italia a partire dal 30 gennaio, con una imperdibile seconda stagione che negli Stati Uniti ha fatto registrare ascolti da record storico. Quando Howard Gordon iniziò a lavorare all’adattamento americano della serie tv israeliana Hatufim (Prisoners of War), non immaginava che Homeland – Caccia alla spia sarebbe divenuto in così poco tempo un fenomeno mediatico. Del resto c’era il rischio di un confronto quasi inevitabile con un’altra delle sue creature, 24. Invece, grazie anche al contributo fondamentale di Alex Gansa, lo show ha ottenuto un successo strepitoso. Scavando a fondo non è difficile comprendere il motivo per cui questa serie è riuscita ad incollare agli schermi milioni di telespettatori in tutto il mondo, compreso il presidente Obama. Homeland è un thriller avvincente e innovativo che affronta temi tanto scottanti quanto inediti per un prodotto televisivo: le paure di un paese che dopo l’11 settembre vive nell’ossessione della minaccia di un nuovo attacco al cuore dell’America, in questo caso perpetrato da un nemico interno. Instillare il dubbio che un cittadino americano abbia tradito il proprio paese convertendosi alla causa dei terroristi di per sé non è un’intuizione geniale, certi fatti di cronaca lo dimostrano. Lo diventa, nel momento in cui il cittadino in questione è un Marines, simbolo nell’immaginario del “Semper Fidelis”.
Il sergente Nicholas Brody, tenuto prigioniero in Iraq per otto anni da Abu-Nazir (nella finzione l’omologo dell’ex capo di Al-Qaeda Abu Musab Al-Zarqawi), viene inaspettatamente liberato da una squadra delle forze speciali americane. Sulle tracce del soldato, accolto in patria da eroe nazionale, si lancia l’analista della CIA Carrie Mathison che, allertata da una soffiata, comincia a indagare su di lui. L’ambiguità e l’incertezza sono i tratti distintivi di questa serie. Non ci sono buoni o cattivi; se ci sono i contorni sono così indefiniti da rendere inafferrabile la loro percezione. Se Brody l’eroe nasconde un lato oscuro, la stessa Carrie scopriremo essere una donna profondamente instabile, preda di una subdola malattia psichiatrica che la costringe ad assumere potenti antipsicotici. Di fronte alle sue paranoie siamo costantemente spinti a chiederci sela Mathisonabbia davvero ragione o se le sue teorie siano solo il frutto di una mente malata. L’astuzia degli autori è stata nel portarci alla rivelazione finale lentamente, dosando con attenzione le informazioni decisive a comporre l’intricato puzzle e mantenendo vivo l’interesse con continui ed inaspettati cambi di prospettiva. Solo nel finale della prima stagione infatti riusciremo realmente a liberarci dei dubbi che circondano la figura di Brody. Ma niente è realmente come sembra in Homeland e anche la seconda stagione si dipanerà sul sottile equilibrio tra apparenza e verità in un’esasperante saliscendi di tensione e colpi di scena che la renderanno, se è possibile, ancora più bella della precedente.
Dopo un salto temporale di sei mesi ritroveremo Carrie alle prese con la sua nuova vita lontano dalla CIA, mentre Brody è ora uno stimato deputato del Congresso che mira alla vicepresidenza. Il quadro (fanta)politico internazionale è nel frattempo mutato radicalmente. La tensione tra Israele e l’Iran rischia di far esplodere nel Medio Oriente una nuova escalation di violenza che ovviamente non lascia indifferenti gli Stati Uniti. Quando un’informatrice libanese insiste con l’agente Saul Berenson nel voler confidare solo alla Mathison i dettagli di un presunto attacco contro gli Stati Uniti, le vite dei tre torneranno inaspettatamente a intrecciarsi. Il fatto che ormai tra i protagonisti si giochi a carte scoperte non renderà la storia meno avvincente. Solo che la tensione si sposterà ad un livello più introspettivo. Il rapporto tormentato tra i due protagonisti, divisi tra i proprio ideali e la passione che li lega, esploderà con effetti potenzialmente letali per entrambi. Senza svelare troppo della trama, saranno dodici puntate al cardiopalma fino ad un finale spiazzante dove, tanto per cambiare, gli eventi verranno totalmente ribaltati proprio quando sembravano stessero prendendo una loro direzione ben precisa. Solo una terza stagione (già confermata) ci mostrerà quali conseguenze avranno. Ma per vederla dovremmo aspettare fino al 29 settembre 2013.
Enrica Raia
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