Come consuetudine vuole con l’arrivo dell’inverno e delle temperature più rigide, arriva anche l’influenza. Influenza stagionale che quest’anno preoccupa più del solito dal momento che negli USA, lo stesso ceppo influenzale ha già fatto più di venti vittime, in diversi casi purtroppo si trattava di bambini che nulla hanno potuto contro l’abbattersi del virus. Così l’allarme si diffonde a macchia d’olio, ed arriva a lambire anche l’Italia con le sue famiglie. Il numero dei casi accertati è in netta crescita, crescita dovuta -come spiegano gli esperti- all’abbassamento delle temperature che facilità la diffusione del virus stesso. Anche in Italia così come in America si tratta della stessa famiglia di virus, ossia del ceppo A/California/H1N1, del ceppo A/Victoria/H3N2 ed infine del ceppo B/Wisconsin, potenzialmente molto pericolosi spiegano gli addetti ai lavori, ma con una più bassa incidenza rispetto agli States dovuta al fatto che in Italia la malattia è ancora in ascesa, in una fase di definizione dunque che si presume raggiungerà il suo acme a Febbraio, periodo dove ovviamente si registrerà il maggior numeri di casi. Nonostante i succitati effetti che negli Stati Uniti l’influenza stagionale ha avuto, gli esperti si mantengono cauti, definendo i virus nella norma, non particolarmente dannosi o pericolosi e soprattutto non in grado di suscitare allarmi particolari rispetto ad una qualsiasi altra influenza che negli anni scorsi abbiamo conosciuto.
Più che altro gli inviti da parte dei medici riguardano le precauzioni da prendere, anche nel caso in cui il paziente si sia sottoposto al classico vaccino pre-stagionale. Difatti, lo stesso vaccino, è vero che garantisce l’immunità alla patologia, ma non nel cento per cento dei casi; volendo infatti quantizzare la percentuale di successo, non si va oltre il sessanta/sessantacinque per cento. Un dato sicuramente positivo, che va oltre la sufficienza, ma che è lontano tanto quanto basta per mettere in allerta anche coloro i quali si sono cautelati per tempo attraverso la vaccinazione.
Si ipotizza che il numero totale di influenzati entro la fine della stagione invernale, si aggirerà intorno ai 4-6 milioni di casi e dal momento che allo stato attuale delle cose i degenti sono poco più di un milione, sarà il caso di prestare attenzione ai consigli degli esperti, che sottolineano quanto sia importante iniziare una terapia opportuna fin dai primi segni prodromici. Innanzitutto quindi non sottovalutare il problema, non abbassare il livello di guardia declassando i sintomi a meri inconvenienti stagionali, magari considerandoli passeggeri. Stanchezza, dolori muscolari, tosse ed altri inconvenienti respiratori sono da considerarsi come le prime importanti avvisaglie da contrastare appena possibile anche attraverso l’automedicazione, vale a dire con l’assunzione mirata ed oculata di farmaci quali l’aspirina o paracetamolo, che hanno come fine quello di alleviare i sintomi e quindi facilitare la convivenza con la malattia e la guarigione della stessa. Inoltre i medici pongono l’accento anche sulla prevenzione, ed anche laddove non ci si sia sottoposti al vaccino alcune misure che hanno a che fare con il quotidiano di ognuno, possono garantire forse non l’immunità totale, ma quantomeno un innalzamento della protezione. Tra i gesti del quotidiano a cui gli esperti fanno riferimento, vi è l’accortezza di lavare le mani più frequentemente possibile ed anche con un minimo di perizia (ad esempio la durata del lavaggio che deve essere almeno di trenta secondi), indossare una sciarpa che aiuterà a proteggere le vie respiratorie notoriamente soggette agli sbalzi di temperatura a cui vengono inevitabilmente sottoposte, ed anche evitare di permanere in ambienti chiusi per lungo tempo e, ove possibile, di aerare i locali che si occupano, che essi siano di casa o di lavoro indifferentemente.
Francesco Lamanna
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