Nessuno ama il lunedì. È l’inizio della settimana e dà il via, subito dopo il week end di riposo, all’interminabile tran tran della quotidianità di ognuno: lavoro, scuola, corse frenetiche per destreggiarsi tra mille impegni. Eppure, nessuno avrebbe potuto immaginare che la settimana dei napoletani sarebbe iniziata proprio così male: nella mattinata di ieri il crollo di un’ala di un palazzo della Riviera di Chiaia ha seminato terrore e caos, mentre in serata un incendio ha devastato Città della Scienza, polo tecnologico nel cuore di Bagnoli, sede di incubatori d’impresa, un centro congressi, un museo hands on – ovvero un museo scientifico interattivo, che spiega la scienza attraverso percorsi esperienziali, dedicati soprattutto a studenti e bambini.
Circa 30 persone, sulle 150 sfollate, sono state costrette a trascorrere la notte in tende allestite all’interno della villa comunale dalla Croce Rossa e dalla Protezione Civile, dopo il crollo di un’ala di un palazzo della Riviera di Chiaia, a pochi passi dal cantiere della nuova metropolitana. Solo grazie ad un’allerta tempestiva si è potuta evitare la tragedia: lo stabile era stato evacuato proprio qualche minuto prima del fragoroso boato, prima che il palazzo si sbriciolasse dinanzi agli occhi increduli dei suoi abitanti.
Due vigili urbani, intervenuti a seguito di una segnalazione per una perdita d’acqua, sono rimasti incolumi nonostante grossi massi siano caduti sulla loro auto di servizio; stessa sorte per un conducente dell’Anm, alla guida di un pullman, fortunatamente vuoto, sul quale si sono riversati i calcinacci.
A causare il crollo, probabilmente, proprio i lavori per la metropolitana, che avrebbero generato infiltrazioni d’acqua e uno sprofondamento del palazzo di circa 10 cm.
Oltre 13 ore di lavoro sono, invece, occorse ai Vigili del fuoco per domare l’incendio che, dalle 21.30 di ieri, ha interessato 5 dei 6 padiglioni componenti Città della Scienza: pare che la gran quantità di legno contenuta nelle strutture – capannoni già esistenti sul territorio e ristrutturati per dare vita al polo scientifico-tecnologico napoletano – abbia favorito il propagarsi delle fiamme, tuttavia tra gli inquirenti sembra farsi strada l’ipotesi di dolo. I focolai, che tanto rapidamente hanno devastato i padiglioni, lasciando in piedi soltanto degli inquietanti scheletri di lamiera, infatti, potrebbero aver avuto origine in punti diversi della zona interessata dalle fiamme – circa 10-12mila metri quadrati.
L’incendio non ha causato vittime: Città della Scienza osserva, infatti, nel periodo invernale, la chiusura al pubblico proprio di lunedì.
All’indomani di una giornata drammatica, Napoli si sveglia preda di sentimenti di rabbia, risentimento, sconforto: la rabbia è quella dei cittadini, soprattutto degli sfollati e degli abitanti della zona interessata dal crollo che, dopo 30 ore senza fornitura idrica sono scoppiati in rivolta, manifestando la propria insofferenza verso le Istituzioni, ree di non aver ascoltato le loro richieste di aiuto – da tempo il palazzo mostrava segni di cedimento: strani scricchiolii, porte fuori asse – ma anche di tutti quelli che credono nella riqualificazione di questa città e che, di Città della Scienza, avevano fatto un vero e proprio baluardo di cultura – fiore all’occhiello della città, visitato, ogni anno, da circa 350mila persone – simbolo della rinascita di un territorio, quello dell’ex Italsider, a lungo abbandonato a se stesso. Lo sconforto è anche del sindaco De Magistris che, stamane, ha comunicato su Twitter che “Napoli è sotto attacco” e raccomandato al prossimo governo di non abbandonare la città perché “senza risorse tante cose non si possono fare”, dichiarando di intravedere “la mano della criminalità” in quanto accaduto a Bagnoli.
Eppure dinanzi a tanta amarezza rinfranca la speranza di chi, dopo il disastro a Città della Scienza, desidera ripartire ancora da lì: forse, come auspicato dai 160 dipendenti che continuavano a tenere in vita Città della Scienza nonostante 12 mensilità di stipendio arretrate, si potrà ripartire da ciò che è rimasto in piedi e dal nuovo padiglione – i cui lavori sono ancora da ultimare: si spera che adesso la Regione Campania sblocchi finalmente i fondi necessari al loro completamento – che avrebbe dovuto diventare il museo dedicato al corpo umano. La speranza, insomma, è che, come l’araba fenice, anche il polo scientifico di Bagnoli possa risorgere dalle proprie ceneri.
Sara Di Somma
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