Charlie Chaplin: il vagabondo più noto del cinema


122 anni fa nasceva Charlie Chaplin, leggenda del cinema. Anche Google ha celebrato il mito con un doodle davvero speciale

A 122 anni dalla nascita del mito del cinema muto, Google inventa un doodle davvero spettacolare: per la prima volta il logo non è stato semplicemente ridisegnato, ma è diventato un breve videoclip che celebra il grande artista inglese, ispirandosi alla figura di Charlot, il popolare personaggio inventato da Chaplin.

Attore, regista, sceneggiatore, produttore e compositore, Charlie Chaplin fu artista di grande versatilità, reso celebre dal personaggio del “vagabondo” – conosciuto in Italia, Francia e Spagna come Charlot – l’omino con i baffi, il bastone e la bombetta che divenne simbolo dell’alienazione dell’essere umano nell’epoca dello sviluppo capitalistico-industriale.
Icona del cinema muto, Charlie fu figlio d’arte: nacque a Londra il 16 aprile 1889 da Charles, cantante di varietà, e Hannah, attrice di operetta, conosciuta nel mondo dello spettacolo come Lily Harley. Il matrimonio dei suoi genitori non durò a lungo: Charlie aveva circa un anno quando i due si separarono a causa di una relazione extraconiugale della madre con il cantante Leo Dryden. Da questa unione la donna ebbe anche un figlio, Wheeler, che Charlie conobbe soltanto in età adulta.
L’artista non riuscì mai ad avere un vero rapporto con il padre: vissero insieme per un breve periodo quando, dopo il divorzio, egli decise di tenere i figli con sé; tuttavia, anche a causa della dipendenza dall’alcol, Charles Senior non fu in grado di assumere con responsabilità il ruolo di genitore e Charlie e suo fratello maggiore Sydney tornarono ad essere affidati alla madre.

L’infanzia dei fratelli Chaplin non fu affatto semplice: prima della sua prematura morte, avvenuta quando Charlie aveva appena 5 anni, il padre investiva per il loro mantenimento soltanto 10 scellini la settimana che non permettevano alla famiglia una vita stabile ed agiata, tanto che Charlie e Sydney finirono presto in un collegio per orfani. Il legame tra i due fratelli fu sempre molto saldo e Sydney divenne per il giovane Charlie una sorta di sostituto paterno.
Nel tentativo di risollevare le sorti economiche della famiglia i due iniziarono a lavorare fin da bambini, rinunciando alle gioie e alla spensieratezza dell’infanzia. Impiegato come steward sulle navi da spedizione all’età di soli 12 anni, Sydney, di ritorno da uno dei suoi viaggi trovò il fratello in condizioni disastrose, costretto a vivere per le strade: la madre, affetta da turbe psichiche, non essendo più in grado di curarsi del figlio fu, infatti, internata in un istituto psichiatrico (dal quale uscì soltanto sette anni prima della sua morte proprio grazie ai figli che, raggiunto il successo, le donarono una villa in California).
Fu per questo che Sydney decise di stabilirsi a Londra, iniziando a lavorare in teatro come Charlie, nel tentativo di offrire un’opportunità di cambiamento e riscatto economico e sociale alla propria piccola famiglia.

Charlie, dal canto suo, calcava le scene fin dalla tenera età avendo appreso dalla madre le tecniche del canto e della recitazione; nel 1898 entrò a far parte di una vera e propria compagnia di bambini prodigio, gli Eight Lancashire Lads, e all’età di undici anni ottenne il suo primo ruolo comico nella pantomima Cinderella. Il primo ruolo fisso in teatro, quello dello strillone in “Sherlock Holmes”, gli fu procurato dal fratello e lo vide impegnato in una lunga tournèe.
Artista dalle molteplici sfaccettature fu anche un grande sportivo: una delle sue più grandi passioni fu il podismo; avrebbe anche preso parte alle Olimpiadi di Londra se non fosse stato bloccato da una improvvisa malattia, proprio nel periodo di disputa delle gare.

Fra il 1906 e il 1907 Charlie entrò a far parte della compagnia teatrale di Fred Karno, in cui lavorava anche Sydney, e approdò negli Stati Uniti, qualche anno dopo, con lo spettacolo di pantomima e danza A Night in an English Music Hall in cui recitava il ruolo di primo comico.
Fu proprio questa la svolta della sua carriera: nel 1913, infatti, durante uno degli spettacoli americani fu notato dal produttore Mark Sennet che lo scritturò per la Keystone, nota casa cinematografica dell’epoca. Dopo aver recitato in 35 corti con la Keystone, Charlie Chaplin iniziò la scalata al successo: girò, in soli cinque anni, le migliori case cinematografiche americane, che cercavano di aggiudicarsi un contratto con la celebrità del momento offrendo paghe da capogiro. La Essanay, la Mutual e la First National furono la sua “casa” prima di fondare con alcuni colleghi (fra cui Mary Pickford, Douglas Fairbanks e David Wark Griffith) una propria casa di produzione, la United Artists.

Purtroppo sul versante privato Charlie visse, proprio negli anni di ascesa al successo, il primo fallimento amoroso: sposò con un matrimonio riparatore la giovane Mildred Harris, ma l’unione si concluse brevemente in divorzio quando la donna diede alla luce un bimbo malformato che sopravvisse soltanto 3 giorni.
I trionfi professionali non furono mai specchio della vita privata, che fu sempre travagliata e costellata da separazioni: mentre girava i suoi più grandi capolavori “Il monello”, “Luci della città”, “La febbre dell’oro”, “Il circo” si consumò anche il suo secondo matrimonio con Lita Grey, con la quale, dopo soli tre anni, la separazione fu davvero spiacevole, risolta soltanto con l’intervento di un tribunale.

Nel 1927, con l’avvento del sonoro nel cinema, Charlie Chaplin compì una scelta coraggiosa: Charlot era stato creato specificamente per il cinema muto, con la sua invidiabile mimica facciale, capace di esprimere ogni genere di emozione umana dalla comicità al dramma, e sembrava ormai destinato al tramonto. Tuttavia Chaplin non si convertì immediatamente al sonoro, continuò ancora per alcuni anni a proporre il suo celebre personaggio, accompagnando le scene con la musica, confidando forse anche nell’affetto di pubblico e critica.
A posteriori la scelta si rivelò esatta: Chaplin fu, infatti, il più giovane regista a ricevere l’Oscar proprio nel 1927 ed uno dei suoi capolavori, “Tempi moderni”, fu girato, prevalentemente “muto”, nel 1936.
Ancora una fiamma di breve durata affiancò l’artista nei successi di questi anni: Charlie conobbe Paulette Goddard, sua terza moglie, nel 1932 proprio sul set di “Tempi moderni”. Si sposarono nel 1936, ma la loro unione giunse al capolinea dopo sei anni di matrimonio.

Negli anni successivi, quando il sonoro divenne irrinunciabile nelle pellicole di più moderna produzione, Chaplin fu costretto ad una delle più dure separazioni della sua vita, smettendo i panni di Charlot: “Non poteva parlare, non saprei che voce usare. Come riuscirebbe a mettere insieme una frase? Per questo motivo Charlot ha dovuto darsela a gambe”. Il primo film completamente sonoro di Chaplin fu “Il grande dittatore”, storia tragicomica in cui l’attore si sdoppiò, interpretando un dittatore tedesco ed un barbiere ebreo perseguitato, ispirandosi alle vicende della Seconda Guerra Mondiale e conducendo sullo schermo la propria guerra per la pace e la democrazia. Il film segna la “morte” di Charlot che, incarnando i valori di giustizia ed uguaglianza, sembra non trovare più posto in un mondo fondato sull’annientamento dell’altro diverso da sé: “Nella mia mente” – dichiarava il suo creatore – “i suoi indescrivibili pantaloni rappresentavano una rivolta contro le convenzioni, i suoi baffi la vanità dell’uomo, il cappello e il bastone erano tentativi di dignità, e i suoi scarponi gli impedimenti che lo intralciavano sempre”.

Nel 1943, in un periodo di allontanamento dalle scene, Chaplin conobbe la sua anima gemella Oona O’Neill e, nonostante l’abissale differenza d’età (lei aveva 18 anni e lui 53 quando si sposarono), la loro vita fu davvero felice: la coppia ebbe ben 8 figli e Oona fu compagna inseparabile dell’artista fino alla fine della sua vita, accompagnandolo anche nell’esilio quando nel 1952, sospettato di filocomunismo, Chaplin fu costretto a lasciare gli Stati Uniti e si stabilì in Svizzera. “Luci della ribalta” fu il suo ultimo film hollywoodiano, mentre le sue ultime opere “Un re a New York” – girato nel 1952 – e “La contessa di Hong Kong” – che nel 1966 lo vide regista di due grandi star dell’epoca, Sophia Loren e Marlon Brando – non convinsero il pubblico e sono tuttora considerati soltanto film minori nella sua vasta filmografia.
Lasciate definitivamente le scene si dedicò alla musica e alla stesura di quattro autobiografie. Ritornò negli Stati Uniti nel 1972 per ritirare l’Oscar alla carriera “per aver fatto delle immagini in movimento una forma d’arte del Ventesimo secolo”.

Charlie Chaplin si spense all’età di 88 anni nel giorno di Natale del 1977. La sua scomparsa è legata anche ad un tragico fatto di cronaca: il corpo fu, infatti, trafugato tre mesi dopo la sepoltura. La vedova rifiutò di trattare con i malviventi, che chiesero un ingente riscatto, ma la salma fu ritrovata e restituita alla famiglia, in Svizzera, dove il mito con i baffi e la bombetta riposa ancora oggi.

Sara Di Somma

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