Il Palermo è rinato. Lo ha fatto battendo nelle ultime due giornate prima la Roma e domenica scorsa la Sampdoria, raggiungendo in classifica quota 27 punti e agganciando Siena e Genoa. Certo, la salvezza e ancora lontana e conquistarla definitivamente sarà dura, ma ora il Palermo c’è e se la giocherà fino alla fine. La rinascita è coincisa con il ritorno sulla panchina dei rosanero del tecnico Giuseppe Sannino , classe 1957 ex centrocampista di, tra le altre, Varese, Pavia e Spezia. Fu proprio lui l’uomo scelto dal presidente Zamparini per guidare il Palermo ad inizio stagione per poi, in pieno stile del patron, essere esonerato il 16 settembre 2012 dopo solo tre giornate di campionato in cui il Palermo aveva collezionato un pareggio e due sconfitte. La sua avventura sulla panchina rosanero è ripresa il 12 marzo scorso dopo la rescissione consensuale di Giampiero Gasperini, solo un altro dei tanti allenatori dell’era Zamparini.
Fatto sta che da quando è tornato Sannino il Palermo ha ritrovato la vittoria e, perché no, la speranza di riuscire a restare in serie A. Ora, infatti, tutto sembra diverso da inizio campionato come ha spiegato lo stesso Sannino in un’intervista rilasciata al quotidiano “Tuttosport”. “A luglio non avevamo trovato l’alchimia, ho ritrovato la squadra in mezzo ai problemi. – ha dichiarato il tecnico – Ho lavorato perché i ragazzi capissero che non stava retrocedendo il Palermo, ma un’intera città. Sono entrato dentro di loro con discorsi legati alla quotidianità, dovevano sapere che avevano una responsabilità verso qualcuno“.
Ma quale è stata la cura Sannino? Niente di eccezionale, a pensarci bene. Equilibrio, sia dentro che fuori dal campo, e lavoro sono le parole d’ordine di un tecnico che si affida al suo credo tattico e ai giocatori chiave che prova a responsabilizzare, anche in vista delle prossime gare. In primis c’è Miccoli, definito da Sannino “il simbolo del Palermo”, che tornerà ad essere decisivo dopo essere stato troppe volte messo in disparte in questa stagione, e poi Ilicic che le prime risposte le ha già date nello scorso turno di campionato. “Ilicic è un talento straordinario, – ha dichiarato il tecnico del Palermo – ma per diventare grandissimo deve farsi accompagnare dal sacrificio dove è meno bravo. Se lo fa trova giovamento, tutta la squadra trova giovamento. Il goal alla Samp? Con rispetto parlando, ho rivisto Maradona”. A questi due talenti l’allenatore si affida per vincere la sfida per non retrocedere che il Palermo si giocherà con Genoa e Siena. “Il fatto di essere solo in tre per un posto è un problema: ci sono meno scontri diretti. Siena può ridere, oggi i retrocessi siamo noi e il Genoa. Alla città toscana sono molto legato. Mi ha fatto conoscere al grande calcio. Però c’è il lavoro, oggi il mio dovere è il Palermo. Vinca il migliore. Abbiamo una sola possibilità: se penseremo come squadra, le qualità di tutti emergono.Eravamo quasi morti, ho chiesto loro di stare sempre vicini, sapendo che l’avversario del compagno era sempre quello più bravo” ha analizzato Sannino.
La domanda che assilla Palermo è la seguente: dove sarebbe ora la squadra siciliana se fosse stata guidata da Sannino per tutta la stagione? Chi scrive è convinto che sarebbe stata molto più su in classifica ma purtroppo una controprova non c’è. Che però quell’esonero affrettato sia stato un errore sembra averlo capito anche Zamparini che ha dichiarato: “Adesso che siamo riusciti a raggiungere come punteggio in classifica sia il Genoa che il Siena è nostro dovere crederci sino alla fine del campionato e giocarcela. Non me lo chiedete più, so di aver fatto un errore ad esonerare Sannino dopo sole tre giornate di campionato. Per questo vi dico che resterà il nostro allenatore anche se andremo in Serie B“. Se lo ricorderà la prossima volta che i risultati tarderanno ad arrivare?
Umberto Rennella
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