Trentaquattro vittime. Questo il bilancio dei morti per il weekend di Pasqua. L’Italia ha superato anche quest’anno il suo limite. Sembra, infatti, che siano state ben dodici le vittime in più rispetto al bollettino del 2010. Undici non avevano compiuto neanche il trentesimo anno d’età. Percentuali sconcertanti che devono far riflettere.
Eppure l’incidente stradale ha radici lontane. Il termine sembra, infatti, essere stato coniato nel 1968 alla Convenzione di Vienna (“evento in cui rimangano coinvolti veicoli, esseri umani o animali fermi o in movimento e dal quale derivino lesioni a cose, animali, o persone”). Nonostante le campagne di prevenzione di questi anni, le discutibili decisioni ministeriali a scapito della velocità in alcuni tratti stradali e delle quantità di alcol consentite per poter guidare, e gli accorgimenti consigliati dalle più alte cariche dello Stato e dal mondo dello spettacolo, l’incidente stradale resta in vetta per la mortalità giovanile. Le cause sono molteplici: eccessiva velocità, abuso di alcol e abuso di droghe sono quelle più diffuse, insieme alla stanchezza fisica. La prima riguarda una mal gestione del veicolo e delle sue potenzialità, nonché i riflessi del conducente e l’attenzione che quest’ultimo pone alla guida. Gli abusi, purtroppo, sono la causa di morte definibili “da suicida”. Sì perché, nella consapevolezza di chi si mette al volante, a rischio c’è la vita di colui che ha ecceduto e quella degli altri. Il consumo eccessivo di alcol provoca sbandamento e annebbiamento della vista. La scarsa attenzione è solo la più blanda delle conseguenze. Il decesso è assicurato per il 40% dei casi, con un aumento registrato del 5,9% rispetto agli anni passati.
Non da meno è l’uso di droghe, il cui controllo è circoscritto e non diffuso come dovrebbe. Purtroppo i giovani facilmente si lasciano influenzare dalle mode provenienti dagli altri Paesi, europei e non. L’ultima in ordine di tempo è lo sballo provocato dal versare vodka direttamente negli occhi. Secondo i dati della Commissione Europea, l’Italia può contare sul 30% dei decessi per incidenti stradali e del 50% di quelli non mortali, ma con conseguenze irreversibili sul corpo (da paralisi parziali o totali ad ustioni estese). Secondo i dati del rapporto Aci ed Istat, nel 2010 hanno perso la vita 4.237 persone per incidente stradale e 215.405 hanno riportato lesioni più o meno gravi. Sicuramente i dati sono confortanti se paragonati a quelli del 2001 in cui i morti erano il 40% in più (circa 7.096) ed i feriti impennavo del più 18%.
Ma non siamo gli unici. Secondo le percentuali di mortalità medie riportate dall’International Road Traffic and Accident Database (IRTAD), in Europa si possono contare circa 10.000 incidenti ogni anno. Uno su quattro causato dall’alcol. Sessualmente si dividono con un morto su quattro incidenti per i maschi (con una percentuale del 38,1% da attribuire ai superalcolici e alle droghe) e un decesso su dieci tra le femmine (con il 18,4%). Tutti giovani con un’età compresa tra 15 e 29 anni.
Roberta Santoro
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