Ci ha lasciato ieri nella sua casa del New Jersey a 72 anni per un arresto cardiaco il chitarrista Folk Richie Havens, il primo artista che si esibì in quell’appuntamento musicale, culturale e generazionale che fu il concerto di Woodstock, lo storico happening musicale che si tenne nel 1969 nella cittadina di Bethel dal 15 al 18 Agosto.
Definito da John Lennon “uno dei migliori chitarristi funk della sua generazione”, Richie Havens traeva forza nel suo particolare “strumming” col quale seppe distinguersi rispetto agli stili iper-tecnici degli altri chitarristi storici dell’epoca (Hendrix su tutti). Il suo successo fu legato alla sua versione del brano Motherless Child nella quale inserì la parola “Fredoom” ripetendola fino all’ossessione. Il brano divenne un inno della Beat Generation e Havens fu premiato da applausi scroscianti e da richieste di numerosi bis. La geniale intuizione di Michael Lang, il guru ed organizzatore di Woodstock, fu premiata. Le grandi star che dovevano esibirsi facevano fatica a raggiungere la misconosciuta location del concerto, ed il giovane Havens, all’epoca ventottenne strimpellatore dei club del Greenwich Village fu chiamato proprio da Lang per intrattenere il pubblico già presente nella vasta area che avrebbe visto le gesta di Hendrix, Cocker e cricca varia.
Havens raggiunse il palco in elicottero, accompagnato da Paul Williams alla seconda chitarra e dal percussionista Daniel Ben Zabulon alle congas. Il chitarrista creò un amalgama insolito fra lui ed il pubblico. Un chitarrista nero quasi sconosciuto che arringa la folla prendendola di forza con il concetto che secondo lui ( e secondo poi la storia) più fuoriusciva dalle viscere dell’evento: libertà. Fredoom. Il brano è stato scelto di recente da Quentin Tarantino, suo grande estimatore, che lo ha inserito nella colonna sonora di Django Unchained. Dopo Woodstock Havens decide di vivere nei paraggi, seguendo le orme del suo personalissimo guru, Bob Dylan. Proveniente da una famiglia di alto livello culturale, il giovane Richie vedeva schiudersi le porte per un futuro da cantautore, esordendo con il suo primo album, Mixed Bag. Presto avrebbe fondato la label indipendente Stormy Forest, e di lì a poco avrebbe inciso sei dischi fra i quali Alarm Clock, nel 1971, contenente la cover di Here Comes The Sun dei Beatles (scritta da George Harrison) che tanto successo ebbe nelle classifiche di vendita dei dischi e nelle radio americane.
Una leggenda a dire il vero non troppo infondata lo avrebbero posto dietro la stesura di celebri Jingles pubblicitari di accompagnamento per gli spot di numerose majors americane di prodotti gastronomici, cosa che cozzava decisamente contro i suoi ideali e le sue prese di posizione sull’argomento, ma ad un certo punto le risorse economiche diventano il bene primario e fondamentale per vivere.
Il momento emotivamente più alto della sua recente carriera Havens lo tocca esibendosi per l’insediamento alla Casa Bianca dell’allora neo-Presidente democratico Bill Clinton, suo grande ammiratore. Nel 2009 presso il Centro delle Arti di Bethel partecipa alle commemorazioni del quarantennale di Woodstock, lui che aveva schiuso le porte alla storia della musica e ai movimenti pacifisti di quell’epoca.
Antonio Gargiulo
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