Si è spento poco fa nella sua abitazione a Roma, alla veneranda età di 94 anni, Giulio Andreotti, politico, scrittore e giornalista italiano, uomo di ferro della Democrazia Cristiana, protagonista per eccellenza della vita politica italiana dalla fondazione della Repubblica ad oggi.
Senatore a vita, sette volte presidente del Consiglio, ha ricoperto svariate volte al carica di Ministro in ben 10 diversi dicasteri, passando 8 volte per il ministero della Difesa, 5 per quello degli Esteri e 2 per le Finanze, era da tempo malato. Tutti ricorderanno il malore che lo colpì qualche tempo fa durante la trasmissione domenicale di Paola Perego. Qualcuno in quell’occasione temé per la sua vita, ma l’inaffondabile Giulio si riprese. Proprio un anno fa in Parlamento si ironizzava per la sua scomparsa dalla vita politica, ma la mente del senatore era lucidissima: “Mi danno per morto? Bene, mi allunga la vita”.
Indagato e processato per presunti rapporti con Cosa Nostra (come dimenticare lo scalpore destato da quel bacio con Totò Riina raccontato da un pentito) accusato di essere il mandante dell’omicidio Pecorelli, ebbe un ruolo chiave nel guidare l’Italia durante gli anni di Piombo, e fu presidente ad interim dopo il rapimento di Aldo Moro.
La sua figura è intramontabile anche nel panorama culturale italiano: bersaglio di innumerevoli sketch di satira, la sua personalità è stata più volte tratteggiata in libri e film in suo onore, tra i quali si ricorda il recente “Il Divo”, successo internazionale di Paolo Sorrentino, che lo ritrae come complice di svariati intrighi.
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