Si è spenta il 29 maggio a Milano Franca Rame. Etichettarla come la “signora del Teatro” sarebbe riduttivo, considerando le attività a cui la Rame si è dedicata nel corso della sua vita: attrice, ma anche scrittrice, drammaturga e politica. Franca Rame è il simbolo della donna combattiva, determinata, sicura, che scopre se stessa solo nell’altro. Per anni, infatti, si è occupata dei diritti dei più deboli, pragmaticamente e con amore. Ha fatto della politica uno scopo e un mezzo per migliorare la società, un credo. Migliaia di persone hanno partecipato ai funerali laici al teatro Strehler; moltissime soprattutto le donne, commosse, che indossavano qualcosa di rosso e intonavano “Bella ciao” e cori partigiani. Tra i cartelli, ce n’era uno in cui si leggeva “La miglior donna che ci ha rappresentato”. Struggente il lungo “ciao” del compagno di una vita, Dario Fo, che ha ricordato la sua Franca e ha spiegato all’Italia come sia stata proprio lei il motore e la spalla su cui, tante volte, si è retto il loro amore e il loro lavoro.
Franca Rame nasce a Villastanza di Parabiago (MI) il 18 luglio 1929. Figlia d’arte, è proprio il caso di dire. La sua famiglia vanta, infatti, antiche tradizioni teatrali risalenti al 1600. Ancora in fasce, sale su un palcoscenico per “recitare” il figlio neonato di Genoveffa di Bramante. Da lì una strada in salita, percorsa con grinta e talento, da un teatro all’altro. Il 24 giugno 1954 sposa l’attore Dario Fo a Milano; un anno dopo nasce Jacopo. L’unione di Franca e Dario è un’unione feconda da tutti i punti di vista; nel 1958, i due danno vita alla Compagnia Dario Fo-Franca Rame (Fo è il regista e il drammaturgo del gruppo, la Rame la prima attrice e l’amministratrice) che ottiene grande successo commerciale nel circuito dei teatri cittadini istituzionali. Nel 1968 nasce La comune che la vede impegnata in spettacoli satirici e di informazione politica. Proprio la politica la attrae e la vede protagonista di lotte in favore della concessione di alcuni diritti civili (“dallo Statuto dei lavoratori al divorzio; dalla tutela delle lavoratrici madri alla scuola a tempo pieno; dalle 150 ore all’obiezione di coscienza; dai Decreti delegati al nuovo diritto di famiglia; dai consultori pubblici alla legge di parità sul lavoro; dalla riforma sanitaria alla legge sull’aborto; dalla “legge Basaglia” fino all’abrogazione degli articoli del codice penale sul delitto d’onore”). A partire dalla fine degli anni ’70, Franca Rame aderisce al movimento femminista; nel 1973 la sua vita è scossa da un evento tragico: costretta a salire su un furgoncino da uomini appartenenti all’estrema destra, viene maltrattata e violentata. Lo stupro resterà per sempre una ferita insanabile nell’animo della donna, che più volte tenterà di esorcizzare e urlare il suo dolore anche nei lavori teatrali. Nel 1997 a Dario Fo viene conferito il premio Nobel per la letteratura; Franca è al suo fianco e deve aver contribuito non poco al successo e al riconoscimento. Nel 1999, comunque, riceve insieme a Dario Fo la laurea honoris causa da parte dell’Università di Wolverhampton. Nelle elezioni del 2006 si candida capolista al Senato in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Umbria tra le file dell’Italia dei Valori. Riesce a essere eletta senatrice in Piemonte; nello stesso anno Antonio di Pietro la propone come Presidente della Repubblica, raccogliendo 24 voti. L’esperienza istituzionale dura poco: Franca lascia il Senato nel 2008, con la seguente dichiarazione: “le istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato”. Continua, quindi, la sua carriera da drammaturga e attrice al fianco del marito fino a quando, nel 2012, viene colpita da un ictus. Un anno dopo, la morte.
Franca Rame è e resterà sempre una donna che ha saputo conquistarsi con il lavoro, l’impegno e gli ideali un posto tra le eccellenze italiane. Una donna che ha dato tanto, non solo a livello artistico, ma anche – e soprattutto – a livello umano.
Emiliana Cristiano
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