La scorsa settimana una domanda si aggirava tra i banchi dei maturandi di tutta Italia: “ma chi è Claudio Magris?”. La scelta dell’autore da analizzare quest’anno ha spiazzato molti tra docenti e studenti, convinti tra le false profezie del tototema di trovarsi di fronte uno degli autori classici; invece i pochi ragazzi che hanno scelto l’analisi del testo, si sono trovati a doversi cimentare con un autore non tanto ostico, quanto a loro poco noto.
E allora, chi è Claudio Magris?
Nato a Triste il 10 aprile 1939, trascorre infanzia e giovinezza in una città cerniera tra la cultura italiana e quella mitteleuropea. Non a caso sceglie la germanistica come area di interesse; si laurea a Torino nel 1962 in Lingua e Letteratura tedesca e, nel 1963, riesce già a imporsi alla critica con “Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna”, la sua tesi di laurea rivisitata pubblicata da Einaudi. Da questo punto in poi, sono numerosi i lavori – soprattutto per il “Corriere della sera” – nell’ambito della saggistica letteraria. Magris approfondisce lo studio della letteratura del nostro secolo, in particolar modo quella scandinava e mitteleuropea. Nel 1986 lo scrittore pubblica quello che può essere considerato il suo capolavoro: “Danubio”. Nel 1997 vince il Premio Strega con il romanzo “Microcosmi”; successivamente sono numerosi i premi che riceve, tra cui il premio alla carriera e il premio per la saggistica. Dal 1994 al 1996 è stato senatore per la coalizione di centrosinistra. Uomo eclettico, è stato capace di ricoprire numerosi ruoli tra cui quello di docente di Lingua e Letteratura Tedesca all’Università di Trieste. Con i suoi numerosi scritti ha percorso la strada che dal saggio è giunta al romanzo e al dramma teatrale. Nei suoi lavori, il dato scientifico si fonde con quello umano, così come nella produzione narrativa. Nel 2005 lavora al poema “Alla cieca” e pubblica “L’infinito viaggiare”, raccolta di saggi in cui analizza il viaggio in tutte le sue sfumature; dai volti, ai gesti, ai suoni, che l’autore interiorizza e porta via con sé, arricchendo in questo modo il ritorno che egli considera la tappa più significativa del viaggio.
Emiliana Cristiano
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