Voce graffiante, personalità controversa, un mondo nei suoi enormi occhi neri: questa era Amy Winehouse. Nata il 14 settembre 1983 a Enfield, in Inghilterra, da famiglia ebraica, trova fin da piccola nella musica il suo rifugio e un modo per parlare al mondo. A dieci anni mette su un gruppo rap, gli “Sweet ‘n’ Sour”; frequenta la Sylvia Young Theatre School, ma a tredici anni viene espulsa a causa di un carattere troppo ribelle. Non solo rap, comunque, nella vita di Amy; alterna diversi generi musicali, che ne forgiano il carattere e contribuiscono a creare uno stile tutto suo. Nel 1999 avviene il suo debutto come cantante professionista: entra infatti alla National Youth Jazz Orchestra.
Nel 2002 firma con l’etichetta “Island/Universal” e l’anno successivo esce il suo primo album, “Frank”. In questo disco, salvo due cover, i testi e la musica sono della Winehouse, che mostra il suo talento, ma non esplode. La vera rivelazione avviene nel 2006 con il secondo album, “Back to black”, che a poche settimane dall’uscita schizza in testa alle classifiche inglesi. Con questo secondo lavoro, la cantante britannica oltre a conquistare numerosi premi e riconoscimenti, dimostra di avere non solo una voce unica, graffiante, ma anche un talento come compositrice e una grande sensibilità. La ribellione, l’amore, il dolore, sono cantante dalla Winehouse in maniera magistrale, viaggiano su filo diretto che tocca direttamente l’anima dell’ascoltatore.
Dal 2008 comincia il declino. In seguito a problemi fisici e psicologici, la cantante perde peso, si mostra in pubblico sempre in stati alterati o visibilmente scossi. Continua i tour, le incisioni, ma ormai quello che si vede è solo il fantasma della Winehouse. Anoressia, alcol, droga: tutto questo uccide la cantante a poco a poco. Il 23 luglio 2011, la morte. Il suo terzo album, “Lioness: Hidden Treasures” viene pubblicato postumo, mentre il mondo della musica è nuovamente sconvolto per la perdita di una giovanissima artista di talento. Tutt’oggi non è chiaro il motivo del decesso, probabilmente intossicazione da alcol. Con Amy Winehouse si arricchisce il “Club 27”, espressione usata per indicare artisti deceduti a 27 anni. La maledizione continua, quindi; Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Cobain sono solo alcuni dei cantanti del club, tutti morti a causa di incidenti, droga o abuso di alcolici.
La voce della Winehouse, comunque, continua a regalare emozioni; se ha un potere, l’arte, è proprio quello di rendere immortali.
Emiliana Cristiano
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