Dopo essersi battuta con forza per anni contro la legalizzazione delle droghe leggere, Jennifer May, cittadina dello Utah e fedele convinta repubblicana della prima ora, ha oggi deciso di cambiare idea e di provare a farsi sentire raccontando una storia destinata a far discutere.
A lungo convinta delle proprie posizioni proibizioniste ed oltranziste tipiche del suo partito politico di riferimento, la May ha scelto di abbandonare i panni della lotta alla cannabis da quando ha scoperto che il suo figlio undicenne ha visto manifestarsi i sintomi da una terribile malattia che non gli permette più neppure di frequentare le lezioni scolastiche. La cannabis medica, che si ottiene a seguito della fase vegetativa e della fase di fioritura di piante di marijuana cresciute con l’utilizzo di specifici tipi di semi, è infatti sempre più utilizzata in ambito sanitario, specialmente per quanto riguarda la cosiddetta terapia del dolore.
Stockton May, questo il nome del giovane nemmeno ancora adolescente, ha infatti scoperto di essere affetto da una terribile e rara forma di epilessia conosciuta come la sindrome di Dravet – un male contro il quale tutti i rimedi provati fino ad ora dai medici consultati non sono sembrati sortire alcun effetto.
Dopo essersi battuta contro la “follia” di somministrare estratti di marijuana a dei bambini con “il pretesto” delle loro condizioni di salute, la signora May oggi prova quindi a spingere i rappresentanti del suo partito a cambiare idea e rendere le leggi dello stato dello Utah più tolleranti in materia di droghe leggere.
“Non mi aspetto che questa possa essere la cura definitiva per mio figlio” ha dichiarato la stessa Jennifer May nel corso di un’intervista fiume alla rete televisiva americana ABC.
“Voglio solo continuare a provare qualcosa per regalare a mio figlio la possibilità di godersi ancora qualche anno della sua vita ora che tutto quello che abbiamo tentato si è rivelato inutile.”
La sua scelta di fare pressione per una liberalizzazione-soft nello stato dello Utah è frutto di alcune ricerche fatte dalla stessa madre 40enne, che avrebbe raccolto numerose testimonianze da parte di genitori con figli affetti dalla stessa sindrome del suo Stockton.
La chiave, in particolare, sembrerebbe essere la storia di Charlotte, una bambina del Colorado di appena 6 anni colpita dalla sindrome di Dravet le cui condizioni sarebbero sensibilmente migliorate dopo un trattamento con un tipo di semi di cannabis per uso terapeutico che oggi vengono chiamati “Charlotte’s Web” proprio in suo onore.
Questo tipo di marijuana “miracolosa”, che viene prodotto in laboratori super-specializzati da un’associazione no-profit del Colorado chiamata Realm of Caring, sembrerebbe non avere alcun tipo di controindicazione e si sarebbe già più volte rivelato molto utile nella cura dell’epilessia.
Il gruppo dell’Epilepsy Association of Utah (Associazione dell’Epilessia dello Utah) si è pubblicamente schierato dalla parte di Jennifer May, cercando di spiegare ai politici nazionali i grandi benefici che il cannabidiol estratto dalla pianta della cannabis riesce ad avere nella cura all’epilessia.
Secondo la presidentessa dell’associazione Annette Maughan, questo potrebbe essere un trattamento da non sottovalutare – soprattutto considerato come le medicine tradizionali si siano per ora rivelate “inefficaci oppure abbiano degli effetti collaterali pericolosissimi per la salute.”
Dal canto suo, l’Istituto di Medicina e l’American Medical Association hanno chiesto di condurre ulteriori ricerche mentre l’Accademia Americana dei Pediatri ha deciso di schierarsi apertamente contro la somministrazione di marijuana a bambini per qualsiasi scopo terapeutico.
Con buona parte di Jennifer May, del suo Stockton e di tutte quelle famiglie che ogni giorno devono fare i conti con il terribile e sottovalutato male dell’epilessia.
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