Aserejè, cantavano le Las Ketchup, mentre mi chiedevo, nel 2002, cosa cavolo volesse dire la prima volta che ascoltavo questa nenia assurda sbiascicata a non-so-quanti bpm di velocità.
Non passa estate, torrida soleggiata o umida che sia, che prontamente la casa discografica di turno, in combutta con la radio di turno, ci propina blandamente e silenziosamente (mica tanto!) il malefico tormentone estivo.
Il tormentone estivo è un fenomeno subdolo, che si insinua nelle giovani menti degli ascoltatori attraverso i canali mediatici più passivi che ci siano. Immaginatevi in pieno luglio, immersi nel traffico, con l’autoradio che trasmette i pezzi mattutini, oppure sdraiati sotto l’ombrellone in santa pace, sul vostro bel lido, con la sua bella filodiffusione al baretto…Sono questi i momenti che dovete temere di più, i momenti d’attacco e contropiede del tormentone estivo. Già, perchè questo sarebbe argomento di tesi delle migliori cattedre di psicologia. Nessuno riesce a spiegarsi come, pur bombardati mediaticamente da queste allegre canzoncine e pur non piacendoci, veniamo avviluppati manco fossimo Ulisse con le sue sirene ammalianti.
In Italia il tormentone ha mosso i primi passi negli anni ‘60, sulle affollate spiagge del boom di quegli anni, anni di benessere e di frivolezze. In principio fu Mina, con la sua Tintarella di Luna, che divenne in un lampo uno dei pezzi italian-beat più ballati (basti pensare che fu l’attrazione principale alla mitica Bussola di Marina di Pietrasanta), così come a cavallo degli anni ‘60 contiamo veri e propri fuoriclasse del tormentone estivo, come Edoardo Vianello (Stessa Spiaggia Stesso Mare, Guarda Come Dondolo), Peppino Di Capri (San Tropez Twist), Gino Paoli (Sapore di Sale) e via dicendo.
Gli anni ‘70 non sono da meno. Le danze si aprono con “Finchè La Barca Va” di Orietta Berti. Il tormentone estivo mette su le basette e i capelli lunghi di Umberto Tozzi con la sua “Ti Amo” e “Tu”, per continuare con i Pooh e la loro “Tanta Voglia Di Lei”, anche se regina incontrastata fu “Pazza Idea”, della bravissima quanto seducente Patty Pravo, la nostra Nico nostrana (il problema è capire chi fosse Lou Reed…). Gli anni a cavallo fra il 1970 ed il 1980 perdono quella spensieratezza di testi frivoli e semplici dei vari Paoli e Vianello per abbracciare ammiccamenti sessuali e giochi di parole: man mano i pezzi più in voga durante la stagione estiva sembravano voler interpretare quel sentimento di trasgressione e libertà sessuale tipici dei “seventies” italiani (sempre in ritardo di dieci anni rispetto al mondo intero, che seppe assaporare i “sixties” in questo senso).
Il tormentone estivo, non contento, si tuffa su Rimini negli anni ‘80 con tanto di giacca e spalline più o meno larghe. Ecco che pezzi come “Vamos A La Playa” dei Righeira e Gioca Jouer segnano inesorabilmente il solco (verso cosa lo lascio pensare a voi), ma gli anni ‘80 si differenziano anche per l’inizio di una certa “internazionalizzazione” della canzone-tormentone. I pezzi provenienti dall’estero si affacciano più facilmente e più repentinamente sulla penisola, spinti anche dalle case discografiche, che cominciano pian piano ad espandersi sempre di più. Chi non ricorda My Sharona dei Knack o Girls Just Want To Have Fun di Cindy Lauper? Senza dimenticare però artisti come Loredana Bertè (Non Sono Una Signora), Gianni Togni (Luna), Gianna Nannini (Fotoromanza).
La canzone “importata” diventa un must negli anni ‘90 con Shaggy (Mr.Boombastic), Snap! (Ryhtm Is a Dancer), Scatman John (Scatman), la famigerata Macarena dei Los Del Rio e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare (o meglio per non cantare) del nuovo millennio, che ci porta in dote “capolavori” ( sic!) come Whenever Wherever di Shakira, la tremenda Chihuahua di Dj Bobo e…Asereye, delle Las Ketchup. Edoardo Vianello, salvaci tu quest’estate.
Marco Della Gatta
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