Troppo facile oggi è esaltarsi per il fenomeno delle automobili elettriche: è un’innovazione indubbiamente importante, ma le cosiddette “sette sorelle” (le aziende petrolifere che dominavano e dominano il mondo) non mordono più come una volta, probabilmente perché ogni loro atto inconsulto sarebbe braccato.
Le terribili “sette” in passato (anche recentissimo ) hanno, in parte velatamente, agito: tante guerre sono state compiute nell’adorazione del Dio petrolio, magari attraverso il paravento d’ideali umanitari.
Alla fine della seconda guerra mondiale, Enrico Mattei fu il primo imprenditore che sfidò le incrollabili potenze, dandole anche il soprannome a cui tuttora sono associate (le industrie sono in parte diverse, ma il concetto è lo stesso), ma la sua intraprendenza (in Italia e all’estero) fu punita: non si è mai saputo se per un fatale ordigno nell’aereo che lo trasportava o per un tragico caso del destino, un destino a stelle e strisce.
Il secondo gran nemico del monopolio petrolifero, fu un’automobile, l’Enfield 8000: il primo veicolo elettrico in vendita in Inghilterra nel 1973, di cui si produssero un centinaio d’esemplari.
Queste “pioniere” non erano solo innovative ma anche belle e funzionali, dotate di un’aerodinamica straordinaria(addirittura migliore della “Porsche” dell’epoca), la velocità massima era di 77 km (la “Fiat 500” all’epoca ne faceva 90), erano alimentate da otto batterie e compivano 90 km con una sola ricarica: la vicenda, da poco svelata dalla BBC, ha come teatro l’isola di Wight (simbolo d’innovazione non solo musicale ma anche economica).
Nel 1966 fu promosso un bando da parte dell’United Kingdom Eletricity Council per la costruzione di cento auto elettriche sull’Isola di Wight: la ditta Enfield lo vinse battendo la più quotata Ford ed altri grandi costruttori.
Nel Novembre del 1969 fu addirittura il conservatore (e futuro presidente) ed allora governatore della California, Ronald Reagan, a partecipare al simposio internazionale d’auto elettriche a Phoenix (Arizona) e a domandarsi perché un gioiellino simile non fosse costruito anche negli Stati Uniti (addirittura Reagan s’offrì di cercare dei capannoni in Arizona): il gran boss dell’Enfield, Sir John Goulandris, rifiutò cortesemente.
Perché questa scelta?
Probabilmente fu una problematica meramente economica.
Il vero business di Goulandris erano i trasporti marittimi: milioni di tonnellate di petrolio e benzina, via nave erano trasportati da decenni; Inoltre Sir John Samuel, capo della delegazione che portò l’Enfield a Phoenix, riferì di numerose rimostranze dei benzinai dell’Isola di Wight che si apprestavano al fallimento.
Goulandris nel 1973 (giusto il tempo di produrre le automobili) decise di spostare il commercio elettrico in Grecia, sull’isola di Syros: in terra ellenica l’auto non ottenne mai le certificazioni necessarie per muoversi in strada e nel 1976 la produzione fu interrotta.
Casualità e concomitanze economiche che portarono l’innovata operazione a fallire sul nascere: come sempre però le singole vicende politiche/economiche legate al monopolio petrolifero, sono lastricate da inquietanti coincidenze.
Ad esempio è’ curiosa l’associazione d’idee tra la repentina fine d’Enrico Mattei e la veloce chiusura delle Enfield 8000: chi tocca il potere petrolifero, sembra avere vita breve.
Lo spostamento in Grecia assomiglia troppo ad un esilio di un prodotto scomodo, una terra ellenica che “casualmente” non ammette la circolazione d’auto elettriche.
L’anno del 1973 rammenta la contemporanea guerra del Kippur, arabo-israeliana, che ebbe una tripla conseguenza: l’incremento di valore dei barili petroliferi arabi (come rappresaglia per l’appoggio occidentale ad Israele), la conseguente inflazione mondiale galoppante ed infine la coincidente lunga crisi economica americana (che comportò l’abbandono della stabilità del dollaro).
Nel mezzo di un tale sconquasso, come sarebbero state accolte innovative auto elettriche, nemiche del potere petrolifero? Tante coincidenze che si assommarono all’immediata e misteriosa chiusura del commercio di veicoli elettrici ? è possibile, ma tutto quanto resterebbe legato ad un prezioso filo nero, nero di grondante petrolio.
Rey Brembilla
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