Bon Iver – Bon Iver, Bon Iver


La bucolica copertina di "Bon Iver, Bon Iver".

Non credete alla storia di Dio che si riposa il settimo giorno, perchè molto probabilmente spese la domenica per creare la voce di Bon Iver.
Secondo disco per questo folker delicato e intenso. Le vicende (sfortunate) di Justin Vernon sono queste, per chi non le conoscesse: in pessime condizioni fisiche, lasciato dalla ragazza che amava, si rinchiude per una settimana in uno chalet del Vermont e sforna un disco d’esordio a livelli di grandi del passato. Risultato? For Emma, Forever Ago conquista tutti. Pubblico, critica, uno spellamento di mani a furia di applausi, non si sa se per la voce divina (non scomodiamo nessuno con i paragoni proprio perchè imparagonabile), se per la qualità compositiva dei pezzi, se per l’interpretazione dei pezzi da parte del ragazzone o quant’altro.

“Bon Iver, Bon Iver” dunque ha il complicatissimo compito di seguire il primo indovinatissimo disco.
Le sofferenze del passato si sentono di meno ma non per questo ci sentiamo di dire che le canzoni manchino di “colore” e pathos. Stilisticamente invece si nota una maturazione negli arrangiamenti. Ed è proprio in Perth, che apre il disco, che una delicata chitarra elettrica ci spiana la strada verso l’ascolto, robe da pazzi per chi ha ascoltato ed apprezzato “For Emma”.
Minnesota, WI è un pezzo discretamente solare e ritmato (altra caratteristica di questo disco, la velata solarità), pervaso da tastiere, fiati e voce lievemente campionata. Towers ricorda i pavement come introduzione, ed è sapientemente giocata fra voce principali ed un incrocio di seconde voci, quasi alla Fleet Foxes (magari vedere Iver in una collaborazione con loro…).

Michicant prosegue sulla scia del primo disco, una sorta di inno/waltzer dolce e sentito, mentre Hinnom, TX ricalca la sfida di volersi “ammodernare”, con suoni campionati che forse stridono un pò con la voce calda di Vernon.
Wash. è uno dei pezzi più riusciti dell’intero lavoro, caldo e avvolgente, mentre Calgary nonostante le campionature è efficace e questa volta dosato al punto giusto.
Lisbon,OH  e Beth/Rest chiudono un disco con atmosfere pop anni ‘80, che richiamano addirittura le carriere soliste di Peter Gabriel e Phil Collins (soprattutto l’ultimo).
E non a caso il nostro Justin Vernon in questi anni fra il primo e secondo disco ha collaborato proprio con Peter Gabriel, oltre alla collaborazione con Kanye West.

Bon Iver Bon Iver lascia poche tracce di For Emma Forever Ago, ma per essere un secondo disco è sicuramente un lavoro valido, che ci consegna comunque un artista ormai affermato ed entrato di diritto nel giro di quei pochi musicisti che sanno emozionare con poco. Forse, ma è un parere personale, i suoni campionati non sono esattamente il massimo per esaltare la voce di Bon Iver, e avremmo preferito ben altra strumentazione, ma allo stesso tempo se si riesce ad apprezzare una voce così con qualsiasi “vestito” addosso allora significa che siamo di fronte ad un fuoriclasse autentico. Per ora non si prevedono date in Italia, ma occhio al sito ufficiale http://boniver.org/.

Marco Della Gatta

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