Peter Falk è uscito di scena in silenzio ad 83 anni, con quella stessa pacatezza che ha sempre contraddistinto il personaggio che più l’ha reso celebre, l’infallibile tenente della omicidi [Frank] Colombo, protagonista della serie tv della Nbc, diventata un cult anche in Italia dalla fine degli anni ’70. Un ruolo che – come racconta la leggenda – gli piomba addosso quasi per caso, dopo il “no” di Big Crosby, ma che di fatto ne decreta la sua fortuna rendendolo immortale agli occhi di milioni di telespettatori. Avvolto nel suo spiegazzato trench beige, con l’immancabile sigaro in bocca, il Tenente Colombo per undici stagioni e otto film per la tv ha risolto i gialli più intricati con la sua intelligenza mascherata da falsa sbadataggine e il suo acuto spirito di osservazione.
Il pilota della serie tv andò in onda per la prima volta negli Usa, il 20 febbraio del 1968. A dirigere il primo episodio della prima stagione, “Un giallo da manuale”, l’allora 22enne di belle speranze Steven Spielberg. Sui nostri schermi, Colombo fa la sua prima apparizione nel 1974 e da allora replica dopo replica continua a mantenere alto il gradimento del pubblico. Una serie rivoluzionaria diventata grazie a quella particolare struttura di gialli a rovescio, dove lo spettatore conosce tutto sin dalle primissime battute del telefilm, il gusto stava in quella caccia tra gatto e topo, dove alla fine a spuntarla era sempre l’arguto poliziotto che, sornione, riusciva ad incastrare l’assassino con quell’ultima decisiva domanda: “Oh, c’è un ultima cosa…”, proprio quando il colpevole pensava di averla fatta franca. Colombo, insieme ad alcuni suoi “colleghi” della tv (da Perry Mason, a Derrick e Jessica Fletcher) è diventato un pezzo di storia della televisione premiata con quattro Emmy e un Golden Globes, ma non sarebbe stato tale senza Peter Falk, un attore così legato al suo personaggio da esserne quasi ostaggio.Falk per tutti è sempre stato “solo” il Tenente Colombo. Soltanto i cinefili incalliti possono ricordare le sue altrettanto memorabili gesta da grande schermo.
La popolarità televisiva ha offuscato e fatto passare in secondo piano una lunga e brillante attività cinematografica. La sua ultima e breve apparizione cinematografica prima di ammalarsi di Alzheimer, risale al 2007, accanto a Nicolas Cage nel film Next ma ha girato film di successo come Questo pazzo, pazzo mondo (1963) e La grande corsa (1965), Una moglie (1974) a fianco di Gena Rowlands, Quando passi da queste parti (1976), Una strana coppia di suoceri (1979), Invito a cena con delitto (1976). Noi però vogliamo ricordarlo nei suoi due ruoli più importanti in Angeli con la pistola (1961) e Il cielo sopra Berlino (1987). Nel film di Frank Capra, remake di “Signora per un giorno”, Falk è un simpatico mafioso di nome Carmelo al fianco del boss superstizioso Glenn Ford e di Bette Davis. Per questo film Peter Falk ottenne la sua seconda nomination agli oscar come miglior attore non protagonista (la prima l’aveva ottenuta l’anno prima col film Sindacato assassini). Decisamente più bizzarro e particolare è il ruolo nel capolavoro drammatico di Wim Wenders, in cui l’attore Newyorkese interpreta sé stesso. Giungendo a Berlino per girare un film sui nazisti, Falk scopre di essere stato un tempo un angelo e di aver deciso di perdere le ali per mischiarsi in quel mondo che aveva sempre osservato dall’alto, rinunciando per sempre all’immortalità. Un’immortalità che giovedì scorso Peter Falk s’è ripreso. Perché è questo il destino degli attori, avere una chance di vita in più e tenerci compagnia in eterno, sul piccolo o sul grande schermo poco importa.
Enrica Raia
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