“Mi dimetto ufficialmente da rockstar, finito questo tour dichiaro felicemente conclusa la mia trentennale carriera nel mondo del rock”.
Così pochi giorni fa il Blasco Nazionale, quel Vasco Rossi che riempie gli stadi con orde di fans più o meno stagionati, si toglie il berrettino, saluta e se ne va dalla scena.
Ora a prescindere dai gusti personali, fa sempre specie venire a sapere che personaggi osannati ed entrati nella fantasia collettiva di tutti i giorni spariscano così improvvisamente. Che sia o meno una mossa commerciale non ci è dato saperlo, ma le “dimissioni” di Vasco permettono di guardarci un pò attorno.
Sfatiamo subito il luogo comune che l’Italia sia un paese di attaccati alle poltrone, visto che in questo ambito ci sono dei veri e propri “poliponi”.
Basta pensare a quel Mick Jagger e ai suoi Rolling Stones, ancora a calcare i palchi degli stadi di tutto il mondo, con uscite discografiche la cui qualità rasenta quella di un bambino alle scuole medie alle prese con le prime composizioni.
Ma non si salvano neanche i reduci dei Beatles, quei Paul McCartney e Ringo Starr che ancora ci danno dentro (in attesa di goderci Ringo a Roma il 4 Luglio, aspettiamo notizie su Paul in Italia prima della fine di questo anno).
I soldi in questo caso c’entrano ben poco, andando ad immaginare gli introiti dovuti ai soli diritti d’autore, e allora cos’è?
Precisiamo anche che Vasco Rossi, prima di compiere il coraggioso gesto (!!!) già marciava da anni e anni sulla sua immagine. Alzi la mano chi ricorda di un album decente quantomeno del signor Rossi negli ultimi dieci anni.
Ricapitolando e mettendo anche il Blasco nel calderone quindi, cos’è? La domanda resta in piedi. Ciò che può far pensare che molti di questi mostri sacri del rock ancora stiano in giro a fare la loro musica alla loro veneranda età è solo per il gusto di farlo. Molti di questi personaggi se non fossero divenuti rockstars amate e idolatrate probabilmente starebbero a sbarcare il lunario alla viva il parroco, sapendo fare ben poco altro.
E allora via col waltzer delle reunion ( basta guardare Led Zeppelin, Pink Floyd, Blur, Police e tanti altri), una danza frenetica che da 5-6 anni a questa parte non ha intenzione di smettere.
C’è da dire che molte di queste iniziative sono per scopo benefico, ma mi giocherei volentieri soldi di tasca mia che sono fatte anche per soddisfare degli Ego che non possono più fare a meno della celebrità, della notizia in copertina, del “successo”.
Il “successo”, che così come arriva così ti saluta (Warhol docet), che ti abbandona nel limbo dei dimenticati, e ti fanno diventare un Tirannosaurus Rock.
Marco Della Gatta
Riproduzione Riservata ®