Il presidente del Napoli Aurelio De laurentis è personaggio eclettico e frizzante. Ha dimostrato, in questi anni, di amare Napoli e il Napoli e su questo punto non transige, fino a non scendere ad alcun compromesso. Anche se poco avvezzo alle vicende del calcio ha saputo fin dall’inizio circondarsi di persone competenti, vedi Marino e Reja prima, Bigon e Mazzarri poi, ed è riuscito a riportare il calcio Napoli ai massimi livelli del campionato italiano. Per Aurelio De Laurentis, quindi, tanto di cappello e onore al merito.
Detto questo, non si deve commettere l’errore di pensare che il presidente del Napoli abbia sempre ragione. Un errore in cui incappano facilmente i tifosi, giustamente riconoscenti verso quest’uomo che ha regalato loro un nuovo sogno, e facilmente inclini ad appoggiarlo in improbabili battaglie verso il sistema.
Ma, come detto, De Laurentis non ha sempre ragione. Non la ha quando diffida l’Uruguay dal far giocare Cavani nella finale di coppa America, non la ha quando nega l’ accredito ad un giornalista de Il Mattino, non la ha quando scappa via, e in che modo poi, dal sorteggio dei calendari di serie A. Con questo non si vuole dire che il presidente abbia torto o che le sue motivazioni siano del tutto fuori luogo, se non forse nel secondo caso citato, ma ci sono quantomeno modi diversi per porre le questioni. Partiamo dall’ultima esternazione in ordine di tempo, ovvero lo show al sorteggio dei calendari e l’improvvisata fuga in moto.
De Laurentis ha senz’altro ragione a chiedere una tutela maggiore per le squadre impegnate in competizioni europee ma le sue ragioni si fermano qua. Chiedere che in fase di sorteggio si evitano incroci con le big nelle settimane in cui c’è anche la coppa è, infatti, come chiedere che il sorteggio venga pilotato. Senza contare che si finisce col fare la solita figura da provinciale, che teme il confronto con le grandi in prossimità delle gare di Champions. Il Milan, l’Inter, ne tanto meno le squadre impegnate in Europa League, hanno, infatti, avanzato richieste del genere. La motivazione di fondo è validissima ma la richiesta ci è parsa del tutto sballata. Un modo, per esempio, per tutelare le squadre impegnate in competizioni europee potrebbe essere quello di rinviare la partita da giocare in prossimità della gara internazionale: basta un accordo fra le due società e il benestare della Lega Calcio. Detto fra di noi, però, non crediamo sia questo il motivo per cui le squadre italiane non brillano in Europa; sicuramente più che pensare a chi si incontra dopo tre giorni, bisognerebbe lavorare sulla programmazione, sui vivai e forse un po’ sulla testa di calciatori, dirigenti e via dicendo.
Lo stesso discorso lo si può fare per la richiesta, quasi minaccia, all’Uruguay di non far giocare Cavani nella finale di Coppa America. Non so voi, ma io personalmente al posto di Cavani mi sarei arrabbiato come una bestia. Anche perché non stiamo parlando di una partita normale ma di una finalissima dove ogni calciatore farebbe di tutto per giocare. E sappiamo quanto i sudamericani ci tengano alla loro competizione continentale. Anche in questo caso, la legittima preoccupazione per quello che è un patrimonio del calcio Napoli ha rischiato di intaccare la sensibilità di un uomo, prima ancora del calciatore, che si è dimostrato ancora una volta un gran signore, dedicando la vittoria nella competizione d’oltre oceano anche ai tifosi del Napoli.
Infine l’ultimo caso, quello del collega del Mattino che si è visto negare l’accredito a seguito, pare, di un articolo non gradito alla società. In questo caso non troviamo motivazioni adeguate per e non possiamo far altro che associarci a quanto detto dal presidente dell’Associazione Campana della Stampa, Vincenzo Colimoro, dall’Ordine dei Giornalisti della Campania e l’Ussi – Gruppo “Felice Scandone” e a quanti hanno condannato tale atto.
Mentre non possiamo che prendere le distanze dalle parole del deputato torinese della Lega Nord, Davide Cavallotto, che, in merito al comportamento di De Laurentis al sorteggio dei calendari di serie A, ha definito lo stesso una “sceneggiata napoletana”. <<Il presidente del Napoli sembrava un ultrà in preda alla follia, pronto a scagliarsi contro il suo peggior nemico. – ha detto il deputato – Mi domando come possa chiedere ai propri tifosi il rispetto delle leggi, dentro e fuori lo stadio, quando è il primo a infrangerle anche scappando in motorino senza casco». Parole di certo condivisibili ma a chi è così attento alle leggi e all’ esempio come il deputato leghista, vorremmo appunto chiedere come possa la lega chiedere ai cittadini italiani di rispettare le leggi dello Stato se sistematicamente e ad ogni occasione è pronta a denigrare l’Italia unita, Roma capitale, la Costituzione e qualsiasi simbolo racchiuda i valori della nostra Nazione. Per quanto riguarda la sceneggiata, poi, sempre meglio di un dito medio fatto durante un comizio.
Se certe cose nel calcio le possiamo accettare, nella politica proprio no. Questo perché il calcio, in fondo, resta sempre solo un gioco. Se lo capisse anche De Laurentis, forse, riuscirebbe a godersela ancora di più.
Umberto Rennella
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