“Non importa quello che dice un’Agenzia, noi siamo gli Stati Uniti d’America e saremo sempre Tripla A”. Il Presidente Obama rispetto al downgrade ha affermato che i problemi sono risolvibili. Ma intanto le contrattazioni a Wall Street hanno chiuso in rosso , con il Dow Jones che ha perso il 5,52% e il Nasdaq il 6,9 %. Cos’è accaduto all’America? Il dato di fatto è che gli Stati Uniti per la prima volta dall’inizio del Secolo si sono trovati con degradato il proprio rating da tripla A ad AA+. Nei manuali dei mercati finanziari la tripla A indica la solida capacità di ripagare il debito. La notizia è una bomba, e nei media di tutto il mondo vengono tracciati scenari di “tragedia” e “disastro” americano .
La decisione è di Standard & Poor’s (S&P) , agenzia di rating americana, che insieme alle “sorelle” Moody’s e Fitch occupa il 96% del mercato. Le “tre sorelle” di Wall Street hanno un giro d’affari di circa 4 miliardi di dollari, e con i loro giudizi possono influenzare l’economia mondiale. Il giudizio acquistabile è sul dato di affidabilità su un titolo emesso da un governo o società privata. La Casa Bianca come immediata risposta ha accusato di un errore di calcolo di circa 2 miliardi di dollari. D’altronde ricordiamo che il 14 Dicembre 2008 a poche ore dal crollo di Lehman Brother , S&P aveva dato una tripla A. Tuttavia dalle varie accuse e dibattiti accesi anche tra repubblicani e democratici, si comprende che il nodo è tutto politico. Il debito pubblico c’è, ed frutto della crisi globale finanziaria, di debiti privati coperti con il nuovo debito pubblico. Il presidente Obama anche sottolinea l’aspetto politico : “La mancanza di volontà politica è il problema. Venerdì abbiamo appreso che gli Usa sono stati declassati da una delle agenzie di rating. E questo non perché dubitano della nostra capacità di pagare il debito, ma dell’abilità del nostro sistema politico di agire”.
David Beers, capo del settore debito sovrano di S&P, ha confermato la difficoltà di trovare consenso sulle scelte di politica fiscale. Secondo il Professore di economia internazionale Fabio Sdogati, grandi istituzioni, non dovrebbero “essere incatenate” nella politica e di fatto con questi “giudizi” non sono “libere”nell’allocazione del portafoglio.
Nell’affermazione di Obama : “Abbiamo bisogno di un approccio a lungo termine per la riduzione del deficit”, c’è tutta la volontà del Presidente di portare “un paese tra i più produttivi al mondo”fuori dalla crisi, o meglio di trasformare questa in un nuovo imput per la ricrescita, per un “rinnovato senso di urgenza”.
Giuseppina De Angelis
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