Sabato scorso, 10 settembre 2011, è stata celebrata la Giornata Mondiale della Salute Sessuale. Per il secondo anno consecutivo l’associazione “World Association for Sexual Health” ha coinvolto più di trenta Paesi in tutto il mondo per una giusta educazione sessuale e per il rispetto dei diritti sessuali del singolo individuo. Ha coinvolto scienziati, sessuologi e psicologi per una corretta comunicazione ai giovani. Sono stati loro il fulcro principale di quest’anno. Troppe le malattie sessualmente trasmissibili ancora in circolazione, troppe le perversioni di cui non si conoscono le dinamiche psichiche, troppe le difficoltà che ragazzi e ragazze incontrano nell’instaurare un sano rapporto sentimentale. Sono stati organizzati numerosi panel anonimi per poter delineare la situazione nei singoli Paesi per le diverse problematiche che coinvolgono i giovani.
Non che le disfuzioni sessuali riguardino solo i giovani ovviamente. Nel corso della manifestazione, infatti, sono state messe a confronto le tre generazioni maschili per sottolineare come sia principalmente gli uomini a sottovalutare le problematiche sessuali che li riguardano. A quanto risulta sembra che questa “disattenzione” provenga da un rifiuto costante verso i disagi che la propria persona percepisce – quali una “cattiva” immagine di sé o una poca autostima. Non a caso esistono ricerche e studi sulle perversioni maschili, sulle disfunzioni erettili e sul comportamento sessuale compulsivo che li riguarda.
La donna non è da meno, ma tende più facilmente ad affrontare i problemi. Facilmente discorre sull’argomento con medici e si confida con persone a lei care per cercare un riscontro, o forse per non sentirsi esclusa in alcun modo. I disturbi dell’eccitazione, la difficoltà nel raggiungere l’organismo, le sue parafilie sono passate in secondo piano per la scienza. L’ennesima prova che avvalora questa tesi è stata la sospensione della ricerca, nel giugno del 2010, per la versione “al femminile” del viagra. Doveva essere destinata a migliorare la vita sessuale della donne in “difficoltà”, eppure non si parla ancora di una ripresa.
La pillola “salva amore” non crea desiderio sessuale. Questo è determinato da una serie di dinamiche più o meno semplici che coinvolgono la sfera psicofisica della persona. Nell’uomo, in ogni caso, aiuta a raggiungere l’erezione e l’orgasmo. Il discorso che concerne la donna è decisamente più complicato. Il farmaco, a base di flibanserina, aiuta ad aumentare l’eccitazione grazie alla sua proprietà vasodilatatrice. Il successo, però, non è sempre garantito.
Il raggiungimento o meno dell’orgasmo può dipendere da innumerevoli problematiche. Possiamo concentrare l’attenzione sui disturbi del desiderio sessuale che possono essere di tipo“ipoattivo” – ovvero la totale (o quasi) mancanza di fantasie sessuali – oppure “da avversione”, comportamento che esclude qualsiasi tipo di contatto intimo. Da non sottovalutare sono i disturbi da dolore sessuale. La donna ne conosce due tipi. La dispareunia è un malessere profondo provato all’altezza degli organi genitali durante o dopo il rapporto sessuale. Il vaginismo, invece, riguarda la contrazione involontaria dei muscoli vaginali che rende impossibile la penetrazione, ma anche una semplice visita ginecologica.
Dopo i problemi legati unicamente alla sfera fisica, dobbiamo concentrarci sulla mente. La psiche della donna riesce ad influire negativamente anche su un farmaco rendendo vani i suoi effetti. La depressione è il primo fattore che può determinare un cambiamento nel comportamento sessuale femminile. A seguire c’è l’accettazione di sé, del proprio corpo. Molti sono stati i casi di donne che, proprio per un cattivo rapporto con il proprio corpo (con relativi disturbi alimentari), non riescono ad avere una soddisfacente vita sessuale. Quando poi sopraggiungono anche i problemi di coppia, quali tensioni o aggressività fisica e/o verbale, la ricerca dell’intimità viene sempre più allontanata. Stress e perenne stato d’ansia non aiutano ad assecondare la tranquillità necessaria per prevenire la mancanza del desiderio sessuale o l’incapacità del raggiungimento dell’orgasmo.
E la ricerca in tutto questo? Continua a preoccuparsi e a risolvere unicamente i problemi maschili della sfera sessuale. La pillola rosa certamente non può risolvere questi disturbi da sola, ma sicuramente aiuterebbe la donna a vivere la sessualità potendo contare su un supporto medico valido. Come conferma la sessuologa e docente universitaria Chiara Simonelli – in un’intervista su D de La Repubblica – “I motivi di questa scelta non sono ben chiari. Il problema fondamentale è il solito: siamo in una società maschiocentrica, dove la medicina è maschiocentrica, anche perché la maggior parte dei ricercatori sono uomini”.
Roberta Santoro
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