11 Settembre 2001. Il World Trade Center, viene colpito sotto gli occhi increduli del mondo. I fallimenti finanziari a partire da quella data si susseguono l’un l’altro. Proviamo a ripercorrerli: il 3 Dicembre 2001 la Enron una delle più grandi multinazionali statunitensi, fa bancarotta. Nel settembre 2008 scoppia la crisi finanziaria che andrà a colpire le fondamenta della civiltà occidentale. Il 15 settembre del 2008 infatti fallisce la Lehman Brothers, una delle più grandi banche d’affari americane , per la crisi dei mutui sub prime scoppiata nel 2007 e della bolla finanziaria dell’era delle DotCom. La Bear Stearns fallisce e finisce in vendita JPMorgan.
A Wall street si decidono ogni giorno le sorti finanziarie del mondo. Se l’ America va male, questo pesa su tutti noi. Rispetto al 2001 oggi mancano negli Stati Uniti più di 10 milioni di occupati, ed è la Cina ad essere la prima potenza industriale manifatturale. Il made in Usa è sceso a poco più del 16% rispetto al 24 % del 2001.
Dieci anni fa l’America era gravata da un eccesso di debito privato. Dopo Il disastro dell’11 settembre, il mercato globale si è ibernato. Oggi l’ eccesso di debito privato è diventato un oceano di nuovo debito pubblico. Sotto Obama il debito pubblico è cresciuto del 45 % in 3 anni, e per questo per la prima volta dall’inizio del secolo gli Stati Uniti si sono trovati con degradato il proprio rating da tripla A ad AA+ (la tripla A indica la solida capacità di ripagare il debito). Ad aggravare la situazione dei tassi d’interesse bassi, sono stati anche i democratici e il tentativo di dare a tutti una casa, anche a chi non avrebbe mai potuto ripagare i mutui, tramite la Fannie Mae e Freddie Mac, agenzie pubbliche poi fallite. Le guerre sarebbero costate tra i 3 e i 4 trilioni di dollari. Il 7 Ottobre 2001, l’inizio della guerra in Afghanistan e le operazioni militari come la “ Enduring freedom” delle truppe occidentali nel territorio, il 20 marzo 2003, l’invasione dell’Iraq. I costi della guerra sono stati finanziati contando in buona parte sul debito.
Naturalmente il grande punto forte dell’ America resta ancora il dollaro. La valuta con cui si regolano i mercati internazionali , utilizzato anche come valuta di riserva al di fuori degli Stati Uniti, che continua a rappresentare i 2 terzi delle riserve mondiali.
Giusy De Angelis
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