‘Underworld’, un gigante, nel vero senso della parola, sia come realtà che come metafora.
Quando si completa la lettura di romanzi narrativi di questo tipo occorre prendersi un po’ di pausa per metabolizzare.
Si ricerca un’ espressione (se esistente), di un commento che possa rendere l’idea delle proprie sensazioni.
Si, De Lillo non è facile da leggere, la sua scrittura ti prende, ti affascina, poi ti avvinghia come un serpente e ti porta giù, come un macigno legato ad un piede e da cui non riesci più a liberarti. Stanco, stanchissimo, prendi il libro e lo riponi sul comodino ma sai già che malgrado tutti i buoni propositi a breve sarai di nuovo li ,
sovrapponendoti nel racconto , a pagare pegno..
E quando credi di aver trovato quel sottile filo rosso che può costituire un riferimento per tutto il racconto (una palla da baseball battuta fuori ca Polo Ground di New York il 3 ottobre del 1951), ti rendi conto che è solo uno stratagemma letterario dell’autore per guidarti attraverso mezzo secolo di storia americana. Un racconto di singole personalità (che si trasmettono il possesso ) che, però, a loro modo sono specchio della società in cui vivono e qui la promiscuità) in un gorgoglio, in un ribollire senza sosta che DeLillo adopera per tracciarne un ritratto lineare, preciso, a volte anche impietoso.
Dicevamo della promiscuità: nel romanzo c’è di tutto, un campionario completo dell’oggettistica moderna, citazioni di testi figurativi, immagini pubblicitarie, tante e tali da fare invidia ad uno storico del marketing. In ciò l’autore è molto personale e anticonvenzionale: le immagini hanno un carattere […] iperreale, o forse sarebbe più appropriato dire subreale […] […] in grado di evocare senza mediazioni ciò che rimane sul fondo scrostato di tutti gli strati che hai aggiunto […] […] una percezione ancestrale nascosta sotto il buon senso e le ragioni della vita quotidiana […]
Le immagini di DeLillo ci bombardano, ci investono come la folata di aria calda e compressa successiva ad una esplosione, provocando in noi sensazioni immediate e prive di filtri.
Non vi è tempo per le mediazioni culturali, solo l’inconscio può emergere: tende sempre a costruire universi possibili attraverso un mix sapientemente miscelato di vero e fittizio.
Il maestro Manzoni potrebbe impallidire per una così sapiente adozione delle sue tecniche, recentemente rispolverate dal regista Michael Douglas in quel di Wall Street.
Il lettore si trova continuamente in mano le tessere di un puzzle che non fa a tempo a ricomporre che è di nuovo scomposto sotto forme diverse.
E’ più un racconto del possibile che del verosimile.
Il racconto è costruito adottando spesso tecniche decisamente cinematografiche ed è un mirabile esempio ci applicazione della teoria delle inquadrature. Siamo molto vicini al montaggio delle attrazioni di Eizenstejn, con inquadrature brevi, spesso incongruenti, violente, dal dinamismo esasperato. Il prologo è un mirabile esempio di ciò: iniziale difficoltà di messa a fuoco, zoom sugli occhi del protagonista, quindi campo lungo sulla scena del Polo Grounds, campo lunghissimo sui desideri su vasta scala a condizionare la storia, per finire con un campo medio sui ragazzi che tenteranno l’accesso allo stadio senza biglietto. Anche i continui salti di focalizzazione (da esterna, narratore onnisciente, a interna, Cotter Martin) conferiscono alle scene un carattere fortemente cinematografico.
Focalizzazione (da esterna, narratore onnisciente, a interna), conferisce alle scene un carattere fortemente cinematografico.
Vari elementi contribuiscono a chiarirci la poetica dell’autore nel romanzo, in primo luogo la sua copertina che riporta un fortissimo contrasto tra la tradizione, data dalla chiesa neogotica con l’enorme croce in primo piano, e la modernità (post modernità) del World Trade Centre posto sullo sfondo; scena che acquisisce un’ aura un quasi mistica, ripensando a ciò che è avvenuto l’11 settembre 2001 (il racconto è del 1997).
DeLillo , nonostante nonostante la forte contaminazione cinematografica, usa le strategie narrative: la parola è certamente uno strumento più duttile dell’immagine: è puro segno.
Per il lettore il romanzo, è uno strumento per capire meglio il mondo, uno strumento che tende sempre a riflettere sul codice che c’è alla sua base.
Lo stesso De Lillo, inoltre contribuisce a chiarire la poetica adottata, affermando di essere stato influenzato da tru tre fattori fondamentali: l’espressionismo astratto, il jazz ed il cinema straniero. L’espressionismo astratto è una combinazione tutta americana degli anni ’40 e ’50 del ‘900 di due tendenze che si erano affacciate alla ribalta nel primo ventenno del secolo: – – Il soggettivismo emotivo, tipico degli espressionisti tedeschi; L’estetica antifigurativa del Futurismo, del Bauhaus, del Cubismo;
Si ha una rinuncia preventiva all’oggettività per concentrarsi esclusivamente crearsi la tensione tra il soggettivismo e l’oggettivismo, nel romanzo questa tensione si crea tra il soggettivismo e l’astrazione.
L’ordine che emerge dal disordine a realizzare strutture aperte, l’arte che può riemergere dalla spazzatura, passando attraverso i tempi più scabrosi della storia ericana come il Vietnam, la guerra fredda, il sesso, le four letter words. Anche Lenny continua a produrre frasi apparentemente sconclusionate e sarà lui stesso a cambiar performance dopo la quale lo attenderà la morte fondamentalmente, ultimo evento di una vita fondamentalmente disordinata. In definitiva il Jazz, con i suoi quarti, ha influenza sul linguaggio narrativo di Underworld, sul linguaggio figurativo delle Watts Towers e zu quello performativo di Lenny Bruce.
Parlavamo.prima dell uso del montaggio delle atteazioni che DeLillo usa frequentemente ma qui andiamo oltre: nel 1974 a NY, Klara Sax va a vedere proprio un film di Ejzenstejn al Radio City Music, dal titolo Underwelt (l’analogo tedesco di Underworld).
Il disegno, un unicum frammentato, quello di DeLillo, come una trama jazz,organizzata ma sempre aperta ( come la tendenza della letteratura contemporanea suggeriva, ossia quello di fornire testi scrivibili e nn solo leggibili).
E’ pluristilistico e comprende più generi (dall’apocalittico, all’ideologico, allo psicologico al sociale). Ecco, il sociale che diviene social: il racconto evoca certamente la struttura ipertestuale della rete. Preferisce connessioni per link, tramite strutture ipertestuali (come nel web) o tramite livelli (come avviene nei videogames) piuttosto che i classici collegamenti causali .
Da vita ad un grande ritratto sociale, in cui l’articolazione temporale è un elemento fondante ed in cui il lettore è costretto ad esserne parte.
PATRIZIA DIOMAIUTO
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