Esattamente 40 anni fa si formava a Londra la band che come appeal mediatico (più che musicale) avrebbe raccolto la pesante eredità dei Beatles. Nascevano i Queen. Conosciutisi nell’ambiente musicale londinese, May, Taylor, Deacon e Farrokh Bulsara (Freddie Mercury) ben presto si ritrovarono scaraventati in Cornovaglia per un piccolo tour messo su in tutta fretta, da lì a poco cominciarono le registrazioni dell’album d’esordio (Queen). Il resto è storia.
Esattamente 20 anni fa Moriva per Aids il manifesto vivente della band, quel Freddie Mercury
che più di tutti sapeva convogliare il barocco, la voglia di essere sopra le righe del quartetto.
In occasione di questo doppio anniversario molte sono le attività e gli appuntamenti per i fan della Regina. A Londra, ombelico dell’universo Queen, si articolerà dal 25 Febbraio al 12 Marzo, presso i locali della Old Truman Brewery la mostra «Stormtroopers in Stilettos: Queen, The Early Years», dedicata ai primi anni di attività e ai primi cinque album registrati. Ben cinque sale, arredate con comeli storici ed arricchite da ambienti sonori ed interattivi, ogni sala dedicata ai primi cinque album del gruppo (“Queen”, “Queen II”, “Sheer Heart Attack” e i due capolavori “A Night At The Opera” e “A Day At The Races”), piene zepe di filmati della band, le prime sessions con John Peel, i costumi originali di Zandra Rhodes e molto altro.
La Universal, tramite la Island Records, pubblicherà le ristampe dei due Greates Hits e degli album, rimasterizzati e con un packaging nuovo di zecca. Aspettando il documentario esclusivo della BBC intorno a Marzo (che conterrà materiale inedito, interviste ai membri della band e molto altro), sono partite le riprese per il film sulla vita di Freddie Mercury, che verrà interpretato da Sacha Baron Cohen (l’istrionico Borat).
Ma cosa porta una band di dandy e bohemienne a conquistare il mondo? Un gruppo che con un Greatest Hits (del 1981) è riuscita a vendere più del celebrato Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band, ben 5,4 milioni di copie nel Regno Unito, ancora oggi record di vendite. Quattro musicisti che hanno venduto qualcosa fra i 150 ed i 300 milioni di album. Numeri da capogiro. Sicuramente la figura imperiale e ambigua di Freddie Mercury ha contato non poco. Al di là delle sue doti canore e come autore di musiche, ciò che ha colpito e più che mai continua a colpire, come nella maggior parte dei casi, resta l’estetica. Non esistevano animali da palcoscenico tali da poter competergli, una retrospettiva piuttosto inquietante se pensiamo che May, Deacon e Taylor sono stati e sono musicisti di tutto rispetto, quasi soffocati dalla morsa del loro “cantante/pavone”.
Personalmente i Queen si sono auto-sospesi dallo scrivere grandi pezzi (grandi pezzi, non grandi hit da commercializzare) proprio nel 1980, incidendo loro stessi una linea di confine proprio con il Greatest Hits del 1981, e cominciando ad entrare nel clichet trita-gruppi del sound Eighties che tanto male ha fatto a tante rock-band di quegli anni, vecchie e nuove.
Marco Della Gatta
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