Dall’8 al 19 novembre si è svolta a Napoli, la quarta edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani: gli eventi, organizzati ogni anno dall’associazione “Cinema e diritti”, promuovono i diritti universali attraverso documentari di impegno sociale, dibattiti e tavole rotonde. Ispirato all’esperienza sudamericana del “Cine de Derechos Humanos”, il Festival di Napoli – entrato a far parte dal 2009 della rete internazionale Human Rights Film Festival Network – coinvolge una fitta rete di associazioni locali, nazionali ed internazionali che, dopo diversi mesi di laboriosi incontri, danno alla luce gli eventi che coinvolgono la città in occasioni di ospitalità, ascolto e confronto.
A livello territoriale, infatti, ciascuna associazione della rete promuove un proprio festival locale, organizzando singoli eventi che ospitino le proposte e le idee della rete afferente a “Cinema e diritti”, accendendo un faro sul tema dei diritti universali dell’uomo nei diversi quartieri di Napoli, attraverso la proiezione di docufilm e animando incontri e riflessioni con testimoni ed esperti che coinvolgano la comunità locale.
La giornata del 18 novembre, dedicata alla Calabria che resiste e non tace, ha visto coinvolto il quartiere Scampia, dove la rete dell’associazione “Cinema e diritti” collabora, da diversi anni, con il Centro Hurtado e l’Associazione Dream Team – Donne in rete. All’interno del rinnovato Auditorium sito nel plesso dell’VIII Municipalità, si è svolto l’evento incentrato sui furti di democrazia e sui progetti territoriali di democrazia partecipata per un risveglio della società civile in contesti oppressi dalla cultura dell’illegalità politica e sociale. Tra gli intervenuti Fabrizio Valletti, direttore del Centro Hurtado, Patrizia Palumbo, presidente dell’associazione Dream Team, Domenico Pizzuti e Aldo Bifulco, esponenti del comitato “Scampia felice” e Giovanni Ladiana, presidente dell’associazione “Reggio non tace”. Il festival in miniatura di Scampia ha posto i diritti al centro della discussione, in una terra dove questi sono, ogni giorno, negati e calpestati: il diritto al lavoro, il diritto allo studio, il diritto alla dignità e ad una buona qualità della vita; diritti inalienabili che tuttavia, in alcuni territori, svaniscono dinanzi al sopruso e alla pressante legge del più forte.
Le distanze si sono ridotte il 18 novembre e Reggio Calabria e Scampia si sono incrociate e confrontate, condividendo esperienze, proposte, sogni: due realtà diverse ma in fin dei conti molto simili; due territori dilaniati dagli interessi di gruppi illegali come camorra e ‘ndrangheta, che ne hanno influenzato negativamente non soltanto l’immagine ma anche il livello di qualità della vita dei cittadini, tacciati ora di connivenza con la malavita, ora di delinquenza, ora di omertà e debolezza. Eppure, proprio in territori così complessi, esistono molteplici esperienze di cittadinanza attiva ed impegno sociale improntate al cambiamento e alla promozione dell’agio e del benessere della popolazione.
“Reggio non tace” nasce come movimento apartitico e di espressione civica dopo l’attentato subito dalla procura generale reggina il 3 gennaio 2010: dopo quell’esplosione, che ha sconvolto la città, Giovanni Ladiana, gesuita del territorio, ha raccolto intorno a sé quanti intendevano far sentire la propria voce e manifestare il proprio dissenso contro i soprusi e l’illegalità, quanti – in questi primi anni di lavoro dell’associazione – hanno avuto più volte il coraggio di gridare che Reggio non tace, non più.
Manifestazioni in sostegno della magistratura, assemblee civiche volte a rompere il silenzio che notoriamente circonda le attività illecite che schiacciano il territorio, incontri pubblici con i politici locali per far giungere la propria voce anche nei palazzi dove, troppo spesso, la correità la fa da padrona e i confini tra illegalità e legalità si fanno labili, quasi inconsistenti.
Le immagini di una terra che resiste sono quelle mostrate dal filmato che raccoglie le testimonianze dell’attività di “Reggio non tace” e che Giovanni Ladiana ha condiviso con i partecipanti all’incontro di Scampia, così come quelle proiettate dal documentario “Un pagamu – La tassa sulla paura” di Nicola Grignani, Mirko Meloni e Claudio Metallo, che racconta storie di piccoli grandi eroi che, dopo aver rifiutato di pagare il pizzo, hanno fondato associazioni antiracket in difesa del proprio lavoro e della propria dignità.
Movimento apartitico è anche “Scampia felice”, la cui esperienza di laboratorio politico territoriale si sta diffondendo a Scampia con lo scopo di apportare una crescita sociale e civile partendo dal coinvolgimento dei giovani nella vita politica del quartiere, intendendo la politica esclusivamente come l’interesse attivo per la vita e il benessere della polis e dei suoi abitanti. Frutto del lavoro di quest’anno di attività è il Manifesto Politico “Scampia felice” – simbolicamente scambiato con Giovanni Ladiana, il quale ha consegnato nelle mani dei rappresentanti del comitato napoletano, una copia del manifesto della sua associazione – un insieme di idee e proposte, nate dal confronto di quei cittadini che hanno dato vita al laboratorio, che, come specificato da Domenico Pizzuti, mira a “significare l’impegno per una qualità di vita felice, una sorta di utopia che mobilita le energie ed esprime una cittadinanza attiva e responsabile”.
Reggio Calabria e Scampia: due realtà diverse, ma in fin dei conti molto simili, unite dal 18 novembre grazie al gemellaggio tra due movimenti locali che, impegnati per il cambiamento del proprio territorio, promuovono la democrazia partecipativa e lavorano per difendere i diritti dei cittadini.
Sara Di Somma
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