Nessun uomo ha davvero successo se non ha le donne dalla sua parte, perché le donne governano la società.
È citando Oscar Wilde che introduciamo l’argomento ripreso da tv e giornali negli ultimi giorni. La mobilitazione delle donne si fa sempre più spazio in una società dove il maschilismo è intriso in ogni ingranaggio. I passi avanti degli ultimi anni sono stati fatti con molta fatica e sempre dovendo rinunciare a qualcosa. Ad oggi, ad un passo dal “tracollo economico”, le italiane vorrebbero – ancora una volta – far sentire la propria voce sulla manovra che si vuole adottare per superare le difficoltà. Perché sono loro che mandano avanti la famiglia partecipando anche economicamente alla stabilità familiare; sono loro che si moltiplicano affinché, nonostante la carriera, anche i figli non vengano trascurati.
Domenica scorsa, 11 dicembre 2011, le donne sono scese in piazza. Centomila per la precisione, di cui ventimila solo a Roma. Una moltitudine di bandiere, cartelloni e palloncini rosa con scritto “Solo con le donne si esce dalla crisi” hanno invaso strade. La manifestazione, firmata “Se non ora quando?” ha visto la partecipazione di giovani donne e delle loro madri, dell’operaia e della professionista. Nessuna etichetta specifica, nessuna categoria portata avanti. E a sostenerle anche numerosi uomini. Non si parla di femminismo, bensì del rispetto per quella parte della società che ha fatto e farà tanto per l’economia, per la formazione, per il lavoro. Non sono mancati volti noti alla politica – come Giulia Bongiorno per FLI, Susanna Camusso per la CGIL, Livia Turco e Paola Concia per il PD- e dello spettacolo come la regista Cristina Comencini, e le cantanti Marina Rei e Paola Turci.
“L’Italia può salvarsi solo se si mettono al centro le donne – scandisce dal palco di Piazza del Popolo una delle organizzatrici. Diciamo a questo nuovo Governo che non si può chiedere alle donne di lavorare di più senza dare indietro nulla. Noi non facciamo sconti a nessuno“. Questa manovra, secondo l’eco generale salito dalle piazze italiane, penalizza molto le donne. Come afferma anche Nichi Vendola – presidente nazione di Sinistra Ecologia e Libertà – “Nella discontinuità che speravamo con il precedente Governo manca un cambio di passo nell’attenzione alla discriminazione contro le donne. Senza questa piazza non c’é l’alternativa”.
La prima manifestazione contro l’idea che la politica voleva far passare del sesso debole contava ben altri numeri. Erano un milione le donne, spalleggiate da uomini, che avevano affrontato le figure del potere a testa alta ed urlando a gran voce. Era il 13 febbraio 2011, data che rimarrà nella storia come il nuovo capitolo dedicato alla dignità e alla forza della donna – in quanto persona, figlia, moglie e madre.
Roberta Santoro
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