I Francesi si erano fermati a Giù al Nord, noi abbiamo voluto fare di più giocando la carta del sequel a percorso invertito. Se la scelta è stata giusta ce lo dirà fra qualche giorno il pubblico. Quello che possiamo dire ora è che sarebbe stato un peccato enorme non farlo, perché tra quelli che hanno visto, amato e riso con Benvenuti al Sud, quasi tutti ai titoli di coda devono aver pensato di voler vedere Mattia salire su al Nord. L’attesa finirà il 18 gennaio quando, a due anni di distanza dal remake del francese Bienvenue chez lez Ch’ ‘tis di Dany Boon, uscirà in 800 copie distribuito da Medusa, Benvenuti al Nord. Trama che ricalca il primo film ovviamente, ma con sceneggiatura assolutamente originale, firmata dallo stesso regista Luca Miniero e da un noto e bravo autore di commedie come Fabio Bonifacci (Si può fare e Lezioni di cioccolato), una delle poche eccezioni alla regola d’oro per cui squadra che vince non si cambia. Ritroviamo infatti tutti gli interpreti del primo film con in più la new entry Paolo Rossi nelle vesti di un parodistico “Marchionne col fisico da Brunetta”, un cattivissimo top manager delle Poste fissato con l’efficienza.
Seguito quasi obbligatorio insomma, visto l’enorme successo del primo film (tra i maggiori incassi cinematografici del 2010 con oltre 30 milioni di euro), ma anche per chiudere un cerchio, mostrando l’altra faccia del dualismo tra Nord e Sud. L’idea è infatti sempre la stessa, puntare alla risata giocando – a prospettiva geografica capovolta – sui pregiudizi e gli stereotipi che dividono meridionali e settentrionali. La nebbia, l’efficienza, la puntualità, lo stacanovismo sul lavoro, l’inospitalità. I pregiudizi atavici dei settentrionali ci sono tutti. Ma dietro l’apparenza della Milano fredda e produttiva, c’è l’anima e il cuore di una città accogliente che dà a tutti una possibilità di crescita, non solo professionale. Anche se – come dice il regista Luca Miniero – per il meridionale che emigra al Nord, oggi come cinquant’anni fa, c’è sempre quel senso di inadeguatezza, quel complesso di inferiorità quasi “comico” che nel film darà il via a tutta una serie di gag strampalate e divertenti.
Questa volta sarà lo sfaticato postino Mattia (Alessandro Siani), in crisi con la moglie Maria (Valentina Lodovini) esasperata dalla sua immaturità, a dover lasciare il mare e il sole di Castellabate per trasferirsi nel grigio Nord, alla scoperta di vizi e virtù del popolo lùmbard. A Milano ritrova l’amico Alberto (Claudio Bisio), alle prese con la moglie Silvia (Angela Finocchiaro) che detesta l’aria irrespirabile della città e accusa il marito di trascurare la famiglia per il troppo lavoro. L’impatto del napoletano col capoluogo lombardo sarà terribile: partito con giubbotto fendinebbia, valige piene delle prelibatezze di mammà, e passaporto da presentare al casello dell’autostrada, Mattia arriva in una città frenetica e caotica dove scopre che gli stereotipi sullo stile di vita nordista sono peggio di quanto aveva immaginato. L’arrivo degli altri napoletani in stile Totò, Peppino…e la Malafemmina (citato e omaggiato nel teaser trailer), finirà per complicare la vita di Mattia e del suo amico Alberto che, entrambi abbandonati dalle mogli, dovranno mettersi in discussione, imparando l’uno a prendersi finalmente le proprie responsabilità, e l’altro a prendere la vita con più leggerezza senza lasciarsi sopraffare dal lavoro. E così tra canti degli alpini, danze tradizionali e polenta, va di scena la riconciliazione tra due mondi diversi, ma indispensabili l’uno all’altro, perché come dice saggiamente Scapece: “O’ nord e o’ sud anna sta assiem”.
L’unione fa la forza, per dirlo in Italiano. Le differenze culturali esistono, ma non sono e non devono essere motivo di divisione. Se in Benvenuti al Sud si puntava al superamento dei pregiudizi, quello che viene fuori da Benvenuti al Nord è il concetto che al di là di questi diversi modi di vivere, la nostra unica forza è restare uniti e che solo collaborando, Nord e Sud possono vincere ogni sfida.
Enrica Raia
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