La questione rifiuti a Napoli non smette di occupare i media nazionali: nonostante l’accelerazione della raccolta in strada e la partenza dei programmi per la raccolta differenziata porta a porta in diversi quartieri della città, l’emergenza non è ancora scongiurata, anzi. Per ora, a salvare i napoletani dal ritorno dei sacchetti in strada e dall’apertura di nuove discariche, è intervenuta la giunta comunale, che sta esportando i rifiuti all’estero, via nave, dopo aver incassato i “rifiuti” delle regioni italiane.
Rifiuti: è polemica tra Clini e De Magistris per un nuovo termovalorizzatore
Naturalmente tutto ha un prezzo e il tentativo di liberare Napoli dalle giacenze di rifiuti presenti nelle varie discariche del territorio campano non fa di certo eccezione. La tariffa, secondo De Magistris, è persino più conveniente di quella applicata dalle regioni nostre connazionali per lo stesso servizio (spedire i nostri rifiuti in Olanda, ad esempio, costa circa 140-150 euro a tonnellata), tuttavia – per ovvie ragioni – questa non rappresenta la soluzione definitiva al problema. E Napoli ha solo 5 mesi per presentare alla Commissione Europea un programma valido che renda la città autonoma nella gestione del ciclo dei rifiuti, ponendo fine a questa fase di emergenza costante – ormai pluridecennale – e, soprattutto, scongiurando la non poco salata sanzione di 516mila euro al giorno che la Commissione ha previsto in assenza di progetti concretamente risolutivi.
Il ministro dell’ambiente Clini, a Napoli per un convegno promosso da Marevivo, è tornato sulla questione rifiuti dichiarando un controsenso l’esportazione di rifiuti all’estero: “se avessimo fatto gli impianti in Campania, accompagnanti dalla raccolta differenziata, da oggi i campani potrebbero avere elettricità e calore”. Per la Campania è ora di prendere decisioni e Clini, portavoce del governo nazionale, sostiene che l’obiettivo cui puntare è il termine del “ruolo di supplenza” assunto negli ultimi anni, rendendo autonoma la regione nella gestione del ciclo rifiuti.
Saranno le amministrazioni locali a scegliere la soluzione più adeguata per il territorio, ma il ministro auspica alla creazione degli appropriati impianti, strizzando l’occhio, chiaramente, al termovalorizzatore e alla creazione di un nuovo impianto in Campania, oltre quello già esistente di Acerra. Ipotesi, tuttavia, già scartata da De Magistris il quale, aprendo il terreno alle polemiche, ha dichiarato che non intende accettare la costruzione di un inceneritore sul territorio di Napoli poiché “è lo strumento che copre solo l’ultimo miglio della gestione dei rifiuti”. Sulla possibilità che il progetto coinvolga territori dell’hinterland napoletano – sarà, infatti, la Regione a decidere in merito e l’inceneritore potrebbe essere adottato anche per lo smaltimento delle circa sei milioni di tonnellate di rifiuti stoccati in provincia – il sindaco ha specificato di non avere voce in capitolo – rilanciando ad altri la patata bollente – essendo la sua gestione limitata al solo territorio di Napoli.
De Magistris ha, poi, ribadito le diverse strategie che il comune sta mettendo a punto per risolvere l’emergenza napoletana: innanzitutto raccolta differenziata porta a porta – già partita in molti quartieri: a Posillipo e Scampia, in particolare, secondo i dati ASIA la quota di raccolta supera il 70% – riciclo, compostaggio e digestione anaerobica; tutti metodi di gestione del ciclo dei rifiuti eco-sostenibili, che permettono, come auspicato anche dal ministro Clini, di riutilizzare i rifiuti, tutelando l’ambiente.
Per De Magistris, insomma, “l’inceneritore deve essere superato”. Tuttavia, se il ministro Clini sottolinea che esportare rifiuti all’estero significa fornire energia e calore ad altre nazioni – “e paghiamo pure” – che saranno prodotti dagli inceneritori stranieri, i fautori dei metodi eco-sostenibili per la gestione dei rifiuti ricordano che la filosofia di fondo è la stessa: termovalorizzatore e compostaggio, ad esempio, riutilizzano la frazione umida; il termovalorizzatore produce energia, mentre il compostaggio dà luogo ad un fertilizzante naturale, il compost, che può essere sfruttato in agricoltura evitando il ricorso a concimi chimici. È l’impatto ambientale ad essere diverso. Sono, infatti, ancora troppi i dubbi che persistono sulla nocività delle emissioni dei termovalorizzatori per l’ambiente come per la popolazione.
Sara Di Somma
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