Appartengono a Placido Rizzotto, il sindacalista rapito e ucciso dalla mafia nel 1948, i resti scheletrici recuperati il 7 settembre 2009 dai poliziotti del Commissariato di Corleone all’interno di una foiba in localita’ Rocca Busambra, nelle campagne corleonesi. La conferma dell’identita’ arriva oggi grazie ai risultati dell’esame del DNA, eseguito dal Gabinetto della Polizia Scientifica di Palermo comparando i resti ritrovati con quelli, riesumati, di un congiunto di Rizzotto deceduto alcuni anni fa per cause naturali. Dopo 64 anni, finalmente, il sindacalista partigiano potrà avere una degna sepoltura.
Placido Rizzotto fu infatti rapito dalla mafia la sera del 10 marzo del 1948, mentre si recava ad una riunione politica, e ucciso poco dopo per il suo impegno a favore dei contadini. Segretario della Camera del lavoro di Corleone ed esponente di spicco del partito socialista e della CGIL, Placido Rizzotto aveva infatti organizzato la famosa rivolta per l’occupazione delle terre che erano in mano ai mafiosi, sostenuti dal boss in ascesa Luciano Liggio. E proprio Liggio fu accusato della sparizione, e dell’uccisione di Rizzotto. Il pastore bambino Giuseppe Letizia, testimone oculare involontario dell’omicidio venne ucciso con un’iniezione letale fattagli da Michele Navarra, il mandante del delitto Rizzotto. Ad occuparsi delle indagini fu l’allora giovane capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa. In base agli elementi raccolti, vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammisero di aver preso parte al rapimento e all’omicidio di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio. Tutti e tre sono stati poi assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale.
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