E’ alta la tensione tra Roma e Londra all’indomani del blitz delle teste di cuoio nigeriane supportate da quelle britanniche, in cui ha perso la vita due ingengeri rapiti lo scorso maggio nello stato di Kebbi, uno dei quali è un nostro connazionale, Franco Lamolinara. «È inspiegabile – ha detto il capo dello stato Giorgio Napolitano – il comportamento del governo inglese per non aver informato e consultato l’Italia rispetto a una azione di forza che poteva fare». Di tutt’altro avviso il ministro della Difesa britannico, Philip Hammond. «Il governo italiano è stato tenuto informato durante l’operazione, mentre emergevano le notizie di intelligenze e quando è stata presa la decisione di agire», ha detto Hammond alla Bbc. Ma alla domanda se gli italiani avessero sollevato obiezioni all’operazione, Hammond ha risposto: «Non credo che l’abbiano approvata, ma erano informati di ciò che stava accadendo».
Intanto dalla stampa britannica emergono i dettagli sulla dinamica del blitz. Secondo il Daily Telegraph, che cita una fonte della sicurezza nigeriana, gli ostaggi non sono rimasti vittime del fuoco incrociato, bensì sarebbero stati giustiziati con un colpo alla testa prima ancora che le teste di cuoio facessero irruzione nel compound di Sokoto. A far scattare l’operazione è stata l’intercettazione di una telefonata in cui i rapitori si sarebbero accordati con una fazione più radicale per vendere i due ostaggi, l’italiano Lamolinara e l’inglese Christopher McManus. Al blitz hanno preso parte circa una ventina di militari delle forze speciali britanniche. I primi ad entrare, precisa sempre il Daily Telegraph, sono state le teste di cuoio dello Special Boat Service della marina britannica. Gli uomini dell’Sbs hanno ucciso uno dei rapitori all’interno del compound, ma purtroppo per gli ostaggi non c’era già più nulla da fare.
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