“Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato, e al divino dall’altro quanto l’essere incinta. La madre è raddoppiata, poi divisa a metà e mai più sarà intera”. Erica Jong, 1980.
La maternità è il ciclo della vita più emozionante per una donna, ma anche difficile da superare a causa dei cambiamenti fisici e psicologi che comporta. Prendiamo spunto dai reali fatti di cronaca per discorrere su un’eventualità – mai presa in considerazione – che la società sta affrontando: un transessuale che dà alla luce un bambino. Due gli schieramenti. Da una lato appare immorale la decisione di un apparente uomo che mette al mondo un figlio. Dall’altro è sempre una nuova vita che nasce e cresce.
“La gravidanza? È una sensazione incredibile”. Queste le parole, nel 2008, di Thomas Beatie. Un transessuale dell’Oregon, primo uomo (nato donna) a partorire. Anni addietro, prima dell’eccezionale evento, Beatie si sottopose alla rimozione del seno e al ciclo di iniezioni di testosterone. Decise di lasciare intatti gli organi per la riproduzione femminili. Come si legge in un’intervista di quel periodo, “La sterilizzazione non è un requisito fondamentale per la riassegnazione del sesso, così ho deciso di preservare il mio diritto a procreare”. È bastata la sospensione, per pochi mesi, delle iniezioni di cui sopra e Thomas è rimasto incinto. Sposato legalmente con Nancy, hanno raccontato della difficile accettazione da parte dell’opinione pubblica che – fino ad allora – li aveva sempre considerati una coppia. I vicini li hanno allontanati, insieme ai familiari. Anche molti medici si sono rifiutati di aiutare la coppia che ha provveduto mediante l’inseminazione casalinga a seguito dell’acquisto di sperma alla banca del seme. Il lieto evento è sopraggiunto nel luglio dello stesso anno e Nancy e Thomas sono divenuti madre e padre della bambina che – successivamente – ha visto l’arrivo anche di un fratellino.
Di alcuni giorni fa è la notizia di un nuovo parto in Gran Bretagna. Paul, transessuale trentenne, ha messo al mondo una bambina lo scorso anno. L’ex compagno Jason racconta al Sun on Sunday che, nonostante le iniezioni di testosterone, Paul è rimasto “incinto” in quanto l’utero non gli era stato rimosso nel corso dell’intervento per il cambio di sesso. La coppia si è lasciata perché Jason ha dichiarato di non sentirsi pronto a diventare genitore e di non provare più attrazione verso il compagno che “profumava di donna”.
Dal punto di vista scientifico, la gravidanza è possibile attraverso l’interruzione della terapia ormonale, ovviamente senza la rimozione degli organi di riproduzione femminile. L’accettazione da parte della società è ben altro problema. La visione di un uomo con il pancione ha scioccato anche i più permissivi. Questa pratica è stata vista come un’offesa alla donna, alla divina capacità di procreare e una “sostituzione” a Dio per i religiosi. D’altro canto – senza voler prendere una posizione a riguardo – bisogna pensare all’impatto psicologico sul bambino. Fintanto che, come nel primo caso, la coppia è mista – cioè esistono una madre e un padre (anche se è quest’ultimo a metterlo al mondo) – il “danno” è relativamente invasivo. Nel secondo caso, invece, si ritroverebbe con due padri. Non bisogna sottovalutare che si vive in una società dove la libertà di pensiero può ancora contare su una percentuale relativamente bassa rispetto all’intera popolazione. Se è stata accettata la nascita di un figlio di due uomini, a questo punto l’opinione pubblica deve dare spazio anche alle coppie gay che vogliono adottare un bambino. Per quanto l’occhio non sia abituato a queste scene, bisogna sempre gridare al miracolo perché qualsiasi nuova nascita o nuova adozione deve essere vista come una gioia.
Roberta Santoro
Riproduzione Riservata ®